Famiglie numerose senza alloggi

Gli appartamenti antisismici progettati per accogliere massimo sei persone.

L’AQUILA. «Venerdì tornerò dal prefetto, e se non mi sarà assegnata la casa che mi spetta come da graduatoria andrò a denunciare il fatto direttamente alla Procura della Repubblica. A quel punto sarò molto dispiaciuta per tutte le altre famiglie che, per causa mia, si vedranno bloccare le assegnazioni delle case antisismiche, ma non trovo altre soluzioni per avere giustizia». A parlare è la paganichese Patrizia Righi, madre di sei figli, di cui uno portatore di handicap. La sua famiglia composta di otto persone figura tra i primissimi posti nella graduatoria delle assegnazioni temporanee degli alloggi del Progetto Case, ma nessuna delle nuove case costruite nei diciannove cantieri aperti attorno all’Aquila ha appartamenti in grado di ospitare un nucleo familiare composto da otto persone. Per questo Patrizia Righi, suo marito e i suoi sei figli rischiano di continuare a vivere e a dormire in due roulotte.

Il caso è balzato anche agli onori della cronaca nazionale sabato scorso, durante la trasmissione televisiva «Cominciamo bene estate» condotta su Raitre da Michele Mirabella e dalla pescarese Arianna Ciampoli. Patrizia Righi è iscritta all’associazione famiglie numerose che all’Aquila è presieduta da Bruno Cotellessa. Proprio due domeniche fa l’associazione aveva organizzato una festa regionale per porre con forza il problema delle famiglie numerose rimaste senza alloggio dopo il sisma del 6 aprile. «Il mio non è un caso isolato: ci sono altre 38 famiglie che hanno più di quattro figli e che stanno vivendo il mio stesso problema», prosegue la donna. «Gli alloggi progettati con il Piano Case non prevedono locali per ospitare nuclei familiari composti da più di sei componenti. E la cosa ancora più grave è che c’è stato bisogno del nostro intervento per eliminare le barriere architettoniche.

Grazie a noi in alcuni edifici sono stati realizzati gli ascensori per disabili sotto le piattaforme antisismiche». Le nuove costruzioni in legno realizzate per dare un tetto a 4.558 famiglie presentano quindi due problemi: alloggi non idonei per le famiglie numerose e barriere architettoniche. «Tutti problemi segnalati alla Protezione civile e al Comune, eppure sembra che sia impossibile, nonostante tutte le nuove tecnologie sbandierate, aprire una parete e allargare un alloggio per farvi abitare una famiglia di otto persone», prosegue la madre.

Quindi è inutile essere primi in graduatoria: per mancanza di un appartamento sufficientemente grande, Patrizia Righi e famiglia saranno costretti ad attendere una soluzione differente, magari una delle 1.200 case sfitte che il prefetto dell’Aquila Franco Gabrielli sta iniziando a requisire. «Dei problemi della mia famiglia ho parlato anche giovedì scorso con il prefetto Gabrielli», prosegue la donna. «Lui mi ha assicurato che una soluzione alternativa verrà trovata immediatamente, e mi ha invitato a tornare da lui venerdì prossimo. Io non sono più disposta ad aspettare e a continuare a vivere con la mia famiglia in una roulotte. Se venerdì il problema non sarà risolto, andrò in Procura. Mi spiace, è una questione di giustizia».