«Gli smartphone una spesa inutile»

I consiglieri Tonelli e Ranieri: la digitalizzazione non giustifica l’acquisto

AVEZZANO. «Se prima avevamo qualche dubbio sul dilettantismo e cattiva fede di questa amministrazione, adesso ce lo siamo tolto». Lo affermano in una nota i consiglieri di opposizione al Comune di Avezzano Claudio Tonelli (Rinascita di Avezzano) e Fabio Ranieri ( gruppo misto).

«Vogliamo spiegare all’assessore Cerone e al sindaco Di Pangrazio», aggiungono i due consiglieri, «che una comunicazione via mail anche certificata ai consiglieri e agli assessori, non si riceve solo dagli smartphone del Comune ma da qualsiasi computer di casa, tablet personali ma soprattutto dai cellulari moderni che ormai tutti nell’era digitale possiedono. Non serviva adottare la delibera del 19.11.2015 e noleggiare 48 smartphone con tanto di scheda in abbonamento, per iniziare a comunicare in maniera digitale, cosa che si sarebbe potuta fare già con la delibera di giunta dell’agosto del 2013 senza spendere un euro. L’assessore Cerone e il sindaco devono prendere atto che i nostri cittadini sono più evoluti di quello che loro pensano, e che invocare la digitalizzazione dell’amministrazione per giustificare l’acquisto degli smartphone non inganna proprio nessuno. Noi invece, in tema di dematerializzazione, avremmo evitato di comprare decine di copie degli stessi quotidiani ogni giorno ed utilizzare la rete intranet del Comune per lo scambio delle informazioni utili e quindi risparmiare gran parte dei circa 11mila euro che ogni anno si spendono».

«Non accettiamo bacchettate da nessuno», precisa il consigliere Tonelli, «tantomeno dal presidente Di Berardino. La delibera noi l’abbiamo letta bene e spieghiamo allo stesso che la legge non impone di comprare i telefonini per garantire la digitalizzazione della macchina amministrativa. E in materia di veridicità e trasparenza pensasse piuttosto a materializzare gli allegati, spesso mancanti, alle delibere di giunta pubblicate, specialmente quelle che prevedono incarichi e contributi, nonché alla correttezza dei dati pubblicati sui giornali relativi ai redditi di tutti gli amministratori».

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