Il brindisi dei ricercatori senza lavoro 

Caso Intecs: «A due anni dal licenziamento tutto è come prima e nessuno di noi è stato ancora ricollocato»

L’AQUILA. È passato un anno e il camper collocato davanti a Palazzo Silone non è stato mai spostato. Così come non ha fatto passi in avanti la vertenza degli ex ricercatori della Intecs, che lo scorso Natale hanno ricevuto per raccomandata la lettera di licenziamento. Loro, che in maniera dignitosa continuano a combattere, hanno voluto offrire la colazione natalizia a chi, negli ultimi 12 mesi, ha tenuto i riflettori accesi sulla vicenda.
Ma il bilancio è drammatico: «A un anno dal licenziamento», hanno sottolineato durante il brindisi, «nessun risultato è stato raggiunto, nessuno è stato ricollocato. E questo accade proprio nella città dove si annunciano in continuazione mirabolanti iniziative, innovazione, smart city, 5G, Zte, data center e bla bla bla bla. Noi, nel frattempo, festeggiamo il secondo Natale da disoccupati». Un paradosso, che vadano disperse tante professionalità, in un settore, quello delle telecomunicazioni, che affonda la sue radici nel polo elettronico aquilano. Dallo scorso 22 dicembre, quando con la chiusura del laboratorio di ricerca e sviluppo ex Technolabs è iniziata l’odissea di 68 persone e delle loro famiglie, la situazione è addirittura peggiorata: «Il 2018», hanno ricordato i lavoratori, «è trascorso tra incombenze legali per ottenere le spettanze di legge, e azioni volte alla ricollocazione, ancora solo sulla carta, in ambiti lavorativi nei quali poter applicare le nostre competenze e le esperienze. Ma il secondo Natale senza lavoro è più drammatico del precedente, poiché l'iniziale preoccupazione si è trasformata in vera angoscia per il futuro». Un futuro che appare sempre più lontano e difficile: a novembre il giudice del lavoro ha dichiarato illegittimi quei licenziamenti. Il percorso legale è però solo al primo stadio: alcuni ricercatori hanno rinunciato, accettando una transazione con l’azienda, altri sanno che, seppure verranno reintegrati, dovranno comunque lasciare la città. Ecco perché serve ancora l’impegno delle istituzioni, in primis la Regione, che ha puntato sulla vocazione tecnologica del territorio e che nel 2016 ha messo nero su bianco, tra le priorità, la loro ricollocazione. Nonostante diverse trattative con soggetti industriali interessati a insediare nuove realtà produttive, nulla finora si è concretizzato. I sindacati, dopo la notizia della prossima apertura del data center Telenia, sperano che tra le 120 assunzioni annunciate ci sia posto anche per chi aspetta solo di poter tornare a lavorare.
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