Il pittore Colantoni: combatto per vivere e il sindaco mi ignora

Ha offerto un suo quadro in saldo per pagarsi le cure «Il primo cittadino non mi ha nemmeno risposto»

AVEZZANO. Un grido di dolore per essersi sentito messo da parte dalle istituzioni della sua città. Domenico Colantoni, pittore di prestigio internazionale, è malato e in una lettera piena di rabbia racconta la sua esperienza di malattia e solitudine. Il destinatario è il sindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, reo di non avergli mai risposto. «Illustrissimo signor Sindaco», scrive, «oppure potrei dire soltanto “caro Gianni”, visto che ti conosco da quando eri un ragazzo e io tornavo da Milano dove lavoravo. Non preoccuparti non voglio chiederti nessun aiuto. Io sto lottando con due cancri al fegato sperando di vincere la battaglia contro la natura talvolta ingrata e feroce. Abito a venti metri da casa tua, abito in una casa popolare, umile e piccola, ma nelle pareti della quale ci sono più di duemila libri, cosa che a te naturalmente non dice niente, come niente ti hanno detto le parole scrittemi dall’allora presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, per ringraziarmi di aver onorato l’Italia all’Estero, e così, Nilde Iotti, Emilio Taviani, Bettino Craxi, Ugo Intini l’allora Principe di Asturias non ancora diventato Re».

«Vorrei farti qualche domanda», aggiunge «e te la faccio pubblica visto che non ti sei degnato di rispondere, ed essendo tu una istituzione ufficiale avresti avuto il dovere di farlo. Non hai risposto a ben tre o quattro mie lettere con cui offrivo al Comune che dirigi un quadro simile a quello dipinto per il Re di Spagna Felipe VI. Per potermi ben curare e non per andare in discoteca. Ti chiedevo 10mila euro contro il valore di 50mila, che è l’esatto valore del quadro. Quindi chiedevo non l’elemosina, ma una proposta tutta a favore del prestigio della città e del Comune. Da critici d’arte mi viene riconosciuto prestigio internazionale e un sindaco dovrebbe esserne orgoglioso, ma così non è. Hai una Pinacoteca e le Pinacoteche di solito sono l’orgoglio delle cittadine. Quella di Avezzano fa pena, è abbandonata a se stessa e con quel quadro, il cui gemello sta appeso nelle stanze della Reggia spagnola, avrebbe potuto cominciare una nuova era degna di una città che tiene alla cultura e alla sua faccia. E quadri di quel genere sono nelle più prestigiose collezioni del mondo delle più importanti città: Berlino, New York, Tokio, Buenos Aires, Rio de Janeiro, Washington, Vienna, Roma, Napoli, Firenze. Sidney, Canberra, eccetera». Colantoni sta lottando con grande determinazione contro la malattia. «Tu, sindaco di Avezzano», è questo il suo cruccio, «non rispondi alle lettere di un tuo cittadino, uno che ti ha eletto e che ti è vicino di casa, un malato grave a cui non hai saputo dire neppure “Come stai?”. Niente pietas, niente misericordia, niente senso dell’amicizia, niente dovere di sindaco, niente di niente. Feci anche una proposta di aprire un Museo con documenti e foto inedite di Alberto Moravia, Borges e altri, ma hai fatto orecchie da mercante anche per questo. Ti saluto, combatterò la mia battaglia da solo e, se ce la farò, avrò ancora alcuni anni per dipingere. Complimenti per la tua sensibilità inesistente. Complimenti e saluti anche alla tua speciale corte».

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