In rovina le tombe del Tempio Italico «Non ci sono fondi»

CASTEL DI IERI. Sono probabilmente le ultime dimore dei primi abitanti della Valle Subequana, e dal settembre 2008 attendono che gli venga riconosciuta una maggiore dignità. Si tratta di sei tombe che hanno anticipato di almeno tre secoli la datazione del sito che ospita il Tempio Italico, probabilmente dedicato al culto della dea Cibele, posto a pochi chilometri da Castel di Ieri.

Risalenti al VI secolo avanti Cristo, le tombe sono state scoperte casualmente mentre gli archeologi cercavano la via d'accesso al tempio adibito al culto di Cibele, la dea della Madre Terra.  Una sorpresa eclatante, ma la mancanza di fondi ha costretto gli archeologi della Soprintendenza ai Beni archeologici d'Abruzzo a ricoprire con terra o con teli che ormai si stanno logorando. Materiali poveri, che stridono con l'importanza del ritrovamento e non proteggono certo i reperti da eventuali malintenzionati.  «La mancanza di fondi», spiega Adele Campanelli, direttore del museo archeologico "la Civitella" di Chieti «ci ha costretto ad interrompere i lavori che contiamo di riprendere e portare a termine entro l'estate». 

Intanto il tempio resta di difficile accesso, tanto che l'amministrazione comunale di Castel di Ieri ha rinunciato a farlo visitare ad una delegazione proveniente da Lecce. «Questa situazione è stata ereditata dalla nostra amministrazione», spiega Vittorio Pasquali assessore alla cultura di Castel di Ieri. «Al momento stiamo studiando un piano per rendere effettivamente fruibile il sito in orari stabiliti, mettendolo in rete con altri luoghi d'importanza storico culturale presenti in zona». 

Sull'argomento interviene anche Giuseppe Cera del gruppo archeologico Superequano: «Bisogna che questa eccellenza sia valorizzata con il contributo di tutte le istituzioni, evitando interventi faraonici e puntando su di una maggiore visibilità». Il riferimento va all'enorme cupola in ferro e legno realizzata per riparare il tempio, la stessa che a causa dell'ossido di ferro prodotto ha rovinato una parte delle pietre secolari. La pioggia ha fatto scivolare verso il basso l'ossido di ferro formatosi sulla copertura, macchiando con la ruggine i resti di colonne e murature.

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