Insulti razzisti, il calciatore chiede scusa 

Parla Imbriola del Capistrello: «La mia compagna è caraibica e mia figlia è mulatta: ho fatto un pasticcio e mi dispiace»

CAPISTRELLO. Una gomitata in pieno volto nel corso della partita, scatena la reazione verbale che sfocia nell’insulto a sfondo razziale. Questo il “fattaccio” che ha indotto il giudice sportivo a comminare ben dieci giornate di squalifica al difensore del Capistrello, Vincenzo Imbriola, 23 anni. Il giocatore è accusato di avere insultato l’attaccante del Sambuceto, Ebrima Amba Barrow, di origine gambiana.
Dopo il pronunciamento del giudice, lo stesso calciatore racconta quei concitati minuti finali: «Mancavano tre minuti al 90’ di Sambuceto-Capistrello di Coppa Italia di Eccellenza, e chi ha giocato al calcio sa che con una preparazione ancora non ultimata la lucidità mentale non è certo quella migliore. Stavamo perdendo», ha proseguito il difensore granata, «ma non è stato il risultato a farmi perdere le staffe, bensì una testata in un occhio che mi ha rifilato il mio avversario Barrow (ex Pucetta, ndc) e che mi ha lasciato il segno ancora a sei giorni dall’accaduto». E qui, stando al racconto del calciatore, è scattata la molla che ha fatto spegnere per qualche secondo la luce al controllo dei nervi di Imbriola: «È stato un attimo e la reazione più immediata mi ha portato a profferire quel nero di m… che è uscito dalla bocca, ma non certo dal cuore, e voglio spiegare il perché».
A distanza di giorni, Vincenzo Imbriola è lucido nell’analisi, pur nella consapevolezza di aver detto qualcosa che non doveva, ma chi pensa che lui possa avere un minimo a che fare con chi razzista lo è per davvero, sbaglia di grosso: «La mia compagna è di origine caraibica e mia figlia ovviamente è mulatta; e nera è sia mia suocera che la nonna della mia compagna. Con simili presupposti», sottolinea il calciatore, «come si può pensare che io possa essere razzista? Affermare il contrario, sarebbe come dire che il leone è un animale erbivoro, equivarrebbe a voler asserire una falsità di proporzioni enormi». La difesa del ragazzo è accorata, anche perché «appena ho pronunciato quelle parole, pur nella scarsa lucidità mentale dovuta alla stanchezza e al dolore provocato dalla testata ricevuta, ho chiesto immediatamente scusa sia a Barrow che all’arbitro, ma ormai il pasticcio era fatto. E anche adesso rinnovo le mie scuse».
E puntuali sono arrivate le dieci giornate di squalifica che però sembrano lasciare uno spiraglio nell’utilizzo del calciatore in campionato, avendo come riferimento la sola coppa Italia.
Dispiaciuto anche l’allenatore del Capistrello, Gianluca Giordani: «Vi posso assicurare che stiamo parlando di un ragazzo dai sani principi, che ha una realtà familiare all’opposto di quello che è il vero razzismo. Chi ha calcato un campo di calcio sa che nel corso della gara si verificano situazioni che a volte portano i protagonisti a perdere le staffe, ed esempi in tal senso si riscontrano spesso anche in serie A, ragion per cui non me la sento di biasimare il giocatore, che, ripeto, è sempre stato un esempio di correttezza».
Circa il possibile utilizzo nella gara di domani contro L’Aquila, anche mister Giordani sembra propendere per collegare i dieci turni di squalifica alla sola coppa Italia: «Il regolamento in proposito non è sufficientemente chiaro, e dal momento che la competizione di riferimento è la coppa Italia, la squalifica dovrebbe riguardare solo quest’ultima, e noi il ragazzo lo abbiamo regolarmente convocato. In proposito», conclude il tecnico, «abbiamo chiesto anche il parere di qualche esperto, ma ripeto che il regolamento in proposito non è sufficientemente chiaro».
Non poter usufruire delle prestazioni di un difensore centrale del valore di Imbriola per il Capistrello che ha appena ingaggiato Orlando Aquino (un ritorno il suo) sarebbe una perdita gravissima, ma in tale evenienza Luca De Meis non si tirerebbe certo indietro, pur con una condizione atletica non certo ottimale.
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