L’addio dell’Arma dei carabinieri al maresciallo morto sulla Maiella 

Alle esequie anche l’affezionata cagnetta Shaela che accompagnava il 51enne durante le escursioni Il capitano di Castel di Sangro: «Andava fiero dell’uniforme, uomo giusto e brillante: resterà il ricordo»

SULMONA. L’ha sempre seguito passo passo in tutte le escursioni fatte sui monti d’Abruzzo. Domenica scorsa l’ha lasciata a casa, quasi un presentimento. Ieri la cagnetta Shaela, il border collie che viveva in simbiosi con il maresciallo dei carabinieri Fabio Cicone, era in chiesa anche lei e durante il rito funebre si è avvicinata più volte alla bara, quasi avesse avuto la percezione che quella sarebbe stata l’ultima volta vicino al suo padrone. La bara avvolta nel tricolore è giunta in piazza Capograssi alle 15 in punto, accompagnata dal rintocco delle campane. Dietro il dolore della madre Carmelina, sorretta dall’altro figlio Umberto, anche lui carabiniere, comandante della stazione di Carsoli. Poco più in lontano le divise gialloverdi degli uomini del Soccorso alpino della Finanza, quegli uomini che con tanto coraggio, così come fecero nella tragedia dell’Hotel Rigopiano, hanno recuperato il corpo senza vita nel canalone della Maiella, luogo che ha segnato gli ultimi istanti di vita di Fabio Cicone, il maresciallo dei carabinieri di 51 anni morto domenica scorso durante un’escursione sul Monte Amaro.
Il generale Carlo Cerrina, comandante della legione carabinieri Abruzzo e Molise, e il comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Nazareno Santantonio, hanno voluto stringere la mano a ognuno dei finanzieri, in segno di gratitudine, per essere stati capaci, tra grandi difficoltà, di recuperare il corpo del maresciallo e nei giorni seguenti di ricostruire la dinamica della tragedia ripercorrendo metro dopo metro il tragitto che è stato fatale all’escursionista sulmonese.
«Madre Maia, la Maiella, che ce l’ha strappato adesso lo ricopre con i suoi fiori come ricoprì suo figlio Ermes. E Fabio è ancora qui tra noi». È così, con una citazione suggestiva e piena di speranza, che il generale di brigata ha chiuso il suo intervento. Tante le lacrime degli amici e dei colleghi del maresciallo che si sono stretti intorno alla madre Carmelina.
Nell’omelia, durata più di venti minuti, il cappellano dei carabinieri d’Abruzzo e Molise, don Claudio Recchiuti, ha ricordato il maresciallo Cicone come grande uomo e grande carabiniere: «Nulla di Fabio va perso. Non abbiamo più il calore del suo abbraccio umano ma abbiamo la sua presenza. Fabio, che è stato per noi una ricchezza in questi anni, diventa ora una grande potenza per ognuno di noi. Appassionato della montagna come cercatore di qualcosa di bello e di vero, qualcosa che non si trova nella confusione e si trova invece nel contatto con la bellezza naturale per sperimentare l’esistenza di qualcuno e quindi cercatore di Dio».
Molto sentito anche il ricordo del suo comandante, il capitano della compagnia di Castel di Sangro, Fabio Castagna, dove il maresciallo Cicone era responsabile del Nucleo radiomobile: «Fabio era uomo giusto, profondamente onesto, che andava fiero dell’uniforme che indossava da 25 anni, uomo intelligente, di mente acuta e brillante, persona che si nutriva di emozioni forti, che affrontava la vita a cento all’ora, con il petto in fuori e a testa alta», ha sottolineato con commozione nel suo intervento il capitano dei carabinieri, «abbiamo perso l’uomo prima che il collega. E l’amico, una figura di riferimento per tutti, sempre pronto a dare qualcosa senza che ci fosse la necessità di chiederlo. Il destino ce lo ha strappato troppo presto, lo ha strappato alla famiglia, agli amici, ai suoi affetti, ai suoi colleghi. Lo abbiamo perso su quella montagna che tanto amava e sentiva sua. Quello che però non potremo mai perdere è il suo ricordo, il ricordo di quello che era, quello non ce lo potrà strappare nessuno: Fabio è stato un grande onore essere il tuo comandante».
Presenti alla cerimonia funebre anche i sindaci di Sulmona, Castel di Sangro e Carsoli, Annamaria Casini, Angelo Caruso e Velia Nazzarro, che hanno voluto portare il messaggio di cordoglio alla madre a nome delle tre comunità.
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