ricostruzione post sisma

L'Aquila, inchiesta subappalti: in 20 nei guai

Sospetti su imprenditori che hanno esibito finte quietanze per lavori fatti da piccole ditte mai pagate

L’AQUILA. Sono una ventina i responsabili legali di imprese grandi e piccole finiti nel mirino della Procura per un ennesimo filone investigativo nella ricostruzione per lo più privata: quello riguardante l’ottenimento del pagamento dei Sal (Stato di avanzamento dei lavori) tramite false autodichiarazioni di saldo delle spettanze a subappaltatori e fornitori, condizione necessaria per lo sblocco di somme che possono essere di svariata consistenza. Soldi erogati, ovviamente, dal Comune dell’Aquila o da altri più piccoli che insistono nel cratere sismico.

Anche in questo caso la Finanza ha avviato una serie di controlli su una casistica ben più ampia cui è seguita una scrematura; ma è certo che si sta andando molto avanti in un’indagine che può dare esito molto concreti visto che non è difficile chiarire i fatti quando ci sono atti da passare al setaccio, ma serve un certo tempo. Le indagini, comunque, sono a coordinate dal pm David Mancini e i reati contestati vanno dal falso alla truffa ai danni dello Stato.

Comunque i nodi di una situazione poco chiara erano venuti al pettine dopo una serie di proteste e soprattutto di esposti di Sal giudicati perlomeno di dubbia legalità. Esposti presentati da piccole ditte, quelle dei subappalti, oppure da artigiani, quali elettricisti e altra gente che tratta lavori per l’edilizia i quali non sono mai stati pagati anche se, per contro, risulterebbero delle quietanze. Inizialmente coloro che più o meno pubblicamente avevano segnalato questo stato di cose erano più di cento, anche se in qualche caso la protesta è rientrata per via di saldi effettuati sia pure in ritardo.

Diverse di queste situazioni illecite sono state talvolta segnalate in ritardo per una semplice ragione. I piccoli subappaltatori, prima di manifestare il loro dissenso o andare in Procura, hanno atteso del tempo nella speranza di essere pagati da ditte ben più grandi, per poi mobilitarsi di fronte a una situazione di paralisi che dura ancora oggi in alcuni casi.

Nel mirino, se le indagini scoveranno del marcio, potrebbero esserci anche funzionari pubblici che per compiacenza o negligenza, possano aver dato il via libera a pagamenti sulla scorta di atti palesemente manipolati o che comunque meritavano di essere approfonditi prima di dare il via libera.

Non va dimenticato che quando vennero alla luce i primi casi di questo fenomeno ci fu una durissima presa di posizione da parte del presidente provinciale dei costruttori. Infatti Gianni Frattale, presidente Ance, disse che «l’impresa che autocertifica un pagamento falso deve essere radiata dalla e segnalata al Consiglio superiore dei lavori pubblici» una volta constatata l’irregolarità.

A livello investigativo, infine, sono in corso degli accertamenti di natura bancaria da parte delle Fiamme Gialle oltre a una serie di audizioni di persone informate sui fatti oltre agli stessi che hanno presentato esposti.

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