Terremoto

L'Aquila: mancati sfratti da Map e Piano Case, la Corte dei Conti: il Comune deve pagare 11 milioni

Udienza per i mancati sfratti per gli assegnatari morosi. Danno erariale ipotizzato a carico del sindaco, due assessori e una dirigente

L’AQUILA. La Procura contabile insiste sulla responsabilità degli amministratori comunali per i mancati sfratti dei morosi di Progetto Case e Map. Ieri, dunque, è stata ribadita nel processo la richiesta di condanna per un danno erariale di oltre 11 milioni a carico del sindaco Massimo Cialente, degli assessori Alfredo Moroni e Fabio Pelini e della dirigente comunale Patrizia Del Principe. I due assessori sono chiamati in causa in quanto hanno la delega al Patrimonio e all’Assistenza alla popolazione.

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Le difese hanno sostenuto che comunque la valutazione del danno è stata fatta in maniera generica, affermando che la somma non è stata calcolata secondo parametri corretti. Quindi, come ha detto un avvocato, si tratterebbe di una cifra «virtuale» e in tale contesto non si può sostenere un’azione contabile.

Inoltre è stato ribadito che la maggior parte di quella somma (o presunta tale) è stata comunque recuperata e degli undici milioni ne sarebbe rimasto uno e forse anche meno. Tutto questo in un lasso di tempo compreso tra il 2013 e lo scorso mese di novembre.

Poi un’altra valutazione. Quelle persone che avrebbero dovuto essere sfrattate comunque, per ovvie ragioni, mai avrebbero potuto essere messe sul lastrico dall’ente. E, dunque, il Comune avrebbe comunque speso dei soldi per trovare loro delle sistemazioni. Sulla base di questi presupposti, dunque, il presunto danno erariale non ci sarebbe comunque stato.

L’udienza si è svolta senza la presenza del sindaco per un male di stagione, anche se in precedenza disse di non avere alcuna intenzione di difendersi personalmente in questo giudizio. Mancava anche Moroni mentre erano presenti Pelini e la dirigente comunale.

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Il sindaco, infatti, aveva sempre respinto le contestazioni della Procura contabile per ragioni umanitarie sostenendo di non poter mandare in strada gente che, nella maggior parte dei casi, era morosa in quanto senza reddito. Si tratta di persone che a causa del terremoto hanno perso casa e lavoro e in qualche caso anche qualche familiare nei crolli. Il tutto, come ebbe a raccontare il sindaco, a fronte di una moltitudine di persone che si reca ininterrottamente nel suo ufficio per chiedere lavoro o comunque per avere mezzi di sussistenza.

Una situazione di esasperazione che il primo cittadino illustrò in una lettera mandata al presidente della Repubblica, al ministro dell’Interno, al presidente del Consiglio e al prefetto dell’Aquila.

Tra qualche tempo i giudici depositeranno la sentenza che è comunque appellabile.

Nel corso del processo gli accusati sono stati assistiti dagli avvocati Carlo Benedetti, Roberto Colagrande, Francesco Rosettini, Claudio Verini.

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