L’Aquila, Sodano ha riaperto Santa Maria di Farfa

Il decano del collegio cardinalizio ha ricordato le preghiere di Papa Benedetto XVI sin dai primi giorni dell’emergenza sisma in occasione della prima vera inaugurazione di una chiesa ricostruita nel centro storico

L’AQUILA. «Benedetto XVI venne qui dopo quel tragico sisma per invocare Maria, madre di speranza. Adesso c'è la gioia di vedere rinascere in molte parti della città delle chiese belle come questa dedicata proprio a Maria, qualcosa che alimenta la fiducia nell'avvenire. L'Aquila può progredire con la cooperazione di tutti». Queste le parole del cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, oggi nel capoluogo abruzzese per benedire la 'rinatà chiesa di Santa Maria di Farfa, riaperta grazie all'impegno della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro che, subito dopo il terremoto, ha promosso una sottoscrizione. «Andiamo avanti con la fiducia in Dio e nei lavori degli uomini - ha detto poi Sodano - qui all'Aquila l'opera di Dio c'è e c'è anche l'opera degli uomini. Per questo atto di solidarietà ringraziamo il Signore e i Cavalieri del Lavoro». Tanti i presenti alla riapertura della chiesa in centro storico. Tra questi, diversi rappresentanti dei Cavalieri, il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente, l'ex sottosegretario Gianni Letta, l'arcivescovo metropolita emerito della Diocesi dell'Aquila, monsignor Giuseppe Molinari, il direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell'Abruzzo, Fabrizio Magani.

«Dopo la tragedia del terremoto del 6 aprile 2009 - le parole di Molinari - dicevo ad alta voce, con sincerità, 'prima le case e poi le chiesè, ma nel mio cuore ero convinto che una città come L'Aquila senza chiese non ha senso. Sono contento che questa bellissima chiesa sia stata restaurata, per me c'è anche un legame particolare perchè per dieci anni sono stato parroco di San Flaviano e Santa Maria di Farfa, quando facevo la vita da parroco, con molto più tempo a disposizione». «La vedo come vedo tutta l'Italia, qui si litiga su cose marginali, sempre, non si trova l'accordo neanche su cose essenziali, si perde tempo, ma non perdo la speranza perchè forse, dopo cinque anni, si comincia a trovare una strada comune per tutti noi», ha aggiunto l'arcivescovo emerito in riferimento alla situazione dell'Aquila post-sisma.

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