L’Aquila, spaccio di cocaina nella villa comunale: 3 arresti

30 Giugno 2014

In manette il 41enne aquilano Alessandro Ettorre, il marocchino El Habib El Allam, detto Pasquale, di 36 anni, residente ad Avezzano, mentre l’aquilano Silvio Barone, di 36 anni, è ai domiciliari.

L'AQUILA. Un “giro” di droga alla Villa Comunale dell'Aquila. A scoprirlo sono state le indagini coordinate dal comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Savino Guarino, e condotte dal tenente colonnello Andrea Ronchey e dal capitano Roberto Ragucci, del Reparto operativo e del Nucleo investigativo dell'Arma dell'Aquila. Dodici, in tutto, gli indagati, mentre le misure cautelari riguardano Alessandro Ettorre, 43 anni, El Habib El Allam, cittadino marocchino di 38 anni residente ad Avezzano per i quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere; arresti domiciliari per Silvio Barone, titolare, in passato, di un noto bar alla periferia Ovest della città.

Le altre due misure cautelari che prevedono l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, sono state emesse nei confronti di Antonio Calvisi, 63 anni, di Barisciano (L'Aquila), fratello del titolare del bar chalet della Villa Comunale (destinatario ieri di una perquisizione), e di Nermin Dashi, 30enne kosovaro residente in città.

Risulta invece del tutto estraneo il fratello di Calvisi, titolare del bar chalet.

In particolare, stando agli accertamenti dei carabinieri, l'indagato Antonio Calvisi avrebbe fornito al marocchino la necessaria copertura logistica per la sua attività illecita, garantendo che le cessioni di stupefacenti avvenissero al riparo da occhi indiscreti. Nel corso dell'attività di indagine i carabinieri hanno sequestrato complessivamente circa 50 grammi di cocaina.

L'attività investigativa è partita dall'analisi dei soggetti di etnia maghrebina controllati in città nel corso del 2013 che ha consentito di individuare nel 38enne marocchino uno dei principali fornitori di stupefacente. Le sue erano trasferte pressoché quotidiane verso il capoluogo. Qui, secondo gli inquirenti, grazie alla complicità degli altri destinatari della misura cautelare e alla fitta rete di conoscenze di questi ultimi, riusciva a piazzare lo stupefacente con grande facilità.

In particolare, dicono gli investigatori, il bar era stato trasformato «in una vera e propria centrale di spaccio forniva al marocchino la necessaria copertura logistica per la sua attività illecita, garantendo che le cessioni di stupefacente avvenissero al riparo da occhi indiscreti». In una circostanza, riferiscono gli inquirenti, pur di portare a compimento la sua consegna quotidiana di un grosso quantitativo di droga, il maghrebino non aveva esitato ad investire, proprio dinanzi allo chalet della Villa, un carabiniere del Comando provinciale che stava per sottoporlo a controllo. Fuggito con la sua auto verso l'Altopiano delle Rocche per raggiungere Avezzano, l'uomo era stato protagonista di una caccia all'uomo finita una settimana dopo con il suo arresto alla frontiera di Ventimiglia mentre tentava di lasciare il Paese.

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