L'Aquilla, processo Grandi rischi"La commissione guidò gli aquilani"

La perizia dell'antropologo dell'Università, Antonello Ciccozzi sul rapporto tra gli aquilani e la commissione Grandi Rischi al tempo dello sciame sismico. Saltata la testimonianza di Franco Gabrielli

L'AQUILA. "Come ciechi che chiedono informazioni a un passante per attraversare la strada: si affidano a un'autorità". Questo, secondo l'antropologo dell'Università dell'Aquila Antonello Ciccozzi - consulente tecnico della Procura -, è stato il rapporto tra gli aquilani e la commissione Grandi Rischi al tempo dello sciame sismico, quando, secondo le tesi della procura che ha messo sotto accusa l'organo scientifico, la cittadinanza spaventata si fidò di false rassicurazioni.

Ciccozzi lo scorso 30 marzo ha depositato una perizia basata sullo studio dei verbali delle testimonianze ascoltate nelle precedenti udienze e oggi è stato ascoltato egli stesso, come teste, nel corso della 20/a udienza. Saltata, invece, la testimonianza di Franco Gabrielli, attuale capo dipartimento della Protezione civile e prefetto dell'Aquila all'epoca del sisma, anche se non durante lo sciame.

"La cittadinanza", ha aggiunto l'esperto, "per mesi è stata esposta a un segnale prevalentemente rassicurante che si è poi manifestato in forma evidente nella riunione, che è stata un cerimoniale di ostentazione della diagnosi già stabilita precedentemente".

L'organo scientifico consultivo della presidenza del Consiglio è accusato, nella sua composizione del 2009, di avere sottovalutato il rischio dello sciame sismico prima della scossa del 6 aprile e avere rassicurato gli aquilani inducendoli a restare a casa, causando la morte di 309 persone. Sette gli imputati, i capi d'imputazione sono omicidio colposo, disastro colposo e lesioni personali colpose.
© RIPRODUZIONE RISERVATA