La laurea in Albania vale anche all’Aquila: ateneo condannato

Uno studente chiede invano il riconoscimento accademico L’Università lo nega, ora pagherà anche le spese di giudizio

L’AQUILA. Quaranta giorni di tempo per riconoscere l’equipollenza della laurea conseguita in un’università privata albanese. È il termine concesso dal Tar all’Università dell’Aquila, scaduto il quale il tribunale amministrativo procederà alla nomina di un commissario ad acta. E l’ateneo potrebbe essere chiamato a rispondere di danno erariale, visto che la prima sezione del Tar ha inviato gli atti del contenzioso alla Corte dei conti. Una sentenza destinata a far discutere, non tanto per l’equiparazione di titoli di studio stranieri, quanto sull’opportunità di continuare a mantenere, negli atenei italiani, il numero chiuso per diversi corsi di laurea. Una circostanza che si traduce in una penalizzazione di fatto per i giovani che non hanno le possibilità di conseguire all’estero la desiderata laurea in medicina, odontoiatria, farmacia e altro. Tutto nasce dal ricorso presentato da F.L.V., rappresentato dall’avvocato Pasquale Marotta, che nel 2011 si laurea alla Facoltà di Farmacia e stomatologia di un’università privata della capitale albanese. Successivamente chiede all’ateneo aquilano il riconoscimento di equipollenza del proprio titolo accademico. L’istanza viene respinta dalla commissione pratiche del corso di laurea magistrale in odontoiatria e protesi dentaria della Facoltà di Medicina dell’Aquila. Le ragioni a sostegno del diniego parlano della “marcata incongruità dei programmi e dei contenuti delle singole discipline d’insegnamento sostenuti dal richiedente non sovrapponibili ai programmi, ai relativi crediti formativi e al piano di studi nel complesso riguardante il nuovo corso di laurea in Odontoiatria e protesi dentaria dell’Università dell’Aquila”.

Contro questa decisione l’aspirante odontoiatra ricorre al Tar contro il ministero e l’ateneo, rappresentati dall’avvocato dello Stato Anna Buscemi. Nel ricorso, il neolaureato invoca “vizi motivazionali e di superficialità istruttoria poiché l’ateneo aquilano avrebbe disatteso i principi stabiliti dalla Convenzione di Lisbona sul riconoscimento dei titoli di studi stranieri (che può essere rifiutato solo nel caso di differenze sostanziali, da documentare adeguatamente). Il ricorrente segnala inoltre “la violazione dei princìpi che hanno indotto 47 Paesi europei, tra cui anche Italia e Albania, alla realizzazione dello Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore, mediante la rimozione delle barriere dell’istruzione superiore (al quale l’Albania ha aderito nel 2003), a cui si sono affiancati numerosi accordi bilaterali di cooperazione accademica tra i due Paesi”. Il Tar si pronuncia ben 4 volte con altrettante ordinanze, disponendo di procedere all’equiparazione del titolo. Ma l’università continua a respingere la richiesta. Nella sentenza, il Tar stigmatizza l’atteggiamento dell’università che ha disatteso sistematicamente tutte le precedenti pronunce, e ha anche condannato l’ateneo a risarcire al giovane 5500 euro di spese di giudizio.

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