La zuffa tra braccianti è figlia della fame

La lite che ha portato all’aggressione a colpi di zappa è nata da una scodella di fagioli

AVEZZANO. Vivevano di stenti spostandosi tra un casolare e l’altro, nel cuore del Fucino, mangiando in modo occasionale e lavorando a giornata come braccianti. Adesso uno di loro si trova ricoverato in ospedale con il volto ferito da colpi di zappa, l’altro è rinchiuso nel carcere di San Nicola ad Avezzano con l’accusa di lesioni aggravate. È la storia di Mostapha Lamkntr, 27 anni, e J.Q. (36), entrambi senza permesso di soggiorno, amici da molto tempo, e uniti anche nella sventura. In questa cornice di fame e disagio sociale si è consumata quella che solo per puro miracolo non è stata una tragedia. I due amici hanno cominciato a litigare per un motivo “banale”: sembra che ci fosse di mezzo una scodella di fagioli. Il casolare adiacente a un terreno della Piana, vicino a Strada 12, si è trasformato in pochi minuti in una stanza dell’orrore con sangue ovunque sul pavimento e sulle pareti. I carabinieri della stazione di Celano, intervenuti sul posto, hanno subito pensato alle conseguenze peggiori. Ora stanno cercando di ricostruire l’accaduto. Intanto il marocchino ferito è ricoverato all’ospedale di Avezzano con una prognosi di trenta giorni, mentre l’arrestato, su disposizione della Procura della Repubblica, è stato rinchiuso nel carcere di Avezzano, accusato del reato di lesioni personali aggravate. I due braccianti, prima di finire in queste condizioni, sembra vivessero insieme in uno dei casolari abbandonati del Fucino. Un fenomeno molto diffuso. Ogni mattina andavano, insieme ad altri connazionali, davanti all’ex zuccherificio in attesa di un mezzo che li portasse al lavoro. Tutto sotto il coordinamento di un “caporale”, in contatto con le aziende che hanno bisogno di manodopera. I compensi una volta erano di 3 euro, ora sembra siano saliti a 7, proprio grazie all’intermediazione dei connazionali che gestiscono il lavoro per gli italiani. È una sorta di caporalato sindacalizzato. È questa la fotografia dell’immigrazione nel Fucino, una realtà che s’infrange contro i sogni e le aspirazioni di un avvenire migliore, che spesso si arena sulla piazza dello spaccio. «Sotto l’aspetto della legalità la situazione è migliorata negli ultimi anni», spiega Domenico Palma, sindaco di Luco, il comune con il più alto numero di stranieri residenti, «ma purtroppo l’aspetto lavorativo di queste persone non ha subìto miglioramenti».

Pietro Guida

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