Macerie, la protesta dei licenziati

I sei addetti alla rimozione minacciano azioni eclatanti durante la Perdonanza

L’AQUILA. Chiedono solo di poter lavorare i sei operai addetti alla rimozione delle macerie licenziati dall’Asm all’inizio di luglio. E per far sentire la loro voce sono pronti a proteste eclatanti, anche durante i festeggiamenti della Perdonanza.

In sei, sui 26 totali, sono stati messi alla porta più di un mese fa. Altrettanti sono stati licenziati successivamente. Sono padri di famiglia, molti monoreddito, assunti tramite agenzia interinale, che contavano su quel lavoro per tirare avanti. «Non possiamo vivere con i 400 euro mensili della disoccupazione», afferma un operaio licenziato. «Siamo all’assurdo: in una città terremotata, piena di macerie, gli addetti a questo servizio vengono mandati a casa». La disperazione è tanta, da spingere gli operai a chiedere «una soluzione qualsiasi». «Siamo disposti a qualunque impiego all’interno dell’Asm», dicono, «non solo la rimozione delle macerie, ma la pulizia e la sistemazione delle strade o la raccolta dei rifiuti. Per noi non fa differenza: l’importante è non restare senza lavoro». Un appello che si tradurrà, in assenza di soluzione immediata, in una protesta eclatante, durante la Perdonanza.

«Sfileremo davanti al sindaco e ai rappresentanti comunali», affermano, «per gridare la nostra disperazione». Una situazione paradossale, che il presidente dell’Asm Luigi Fabiani aveva spiegato così: «Gli enti pubblici, in particolare il Comune, continuano a dare in appalto all’esterno il servizio di demolizione degli edifici e la selezione del materiale ai privati. All’Asm non restano che il trasporto e lo smaltimento delle macerie: per questo sono sufficienti cinque operai». Fino a dicembre scorso lavoravano allo smaltimento macerie ben 162 addetti. Negli ultimi mesi l’Asm si è servita di 26 lavoratori. Di questi, 12 sono stati licenziati.

Monica Pelliccione

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