Malattie rare, nuova tecnica al Centro trasfusionale

Con l’«emaferesi» vengono curate con successo cinquecento persone ogni anno Il direttore Dell’Orso: buon livello di donazioni di sangue ma i giovani sono pochi

L’AQUILA. Apparecchiature sofisticate permettono di separare dal sangue del donatore o del paziente le diverse componenti (cellule o plasma) e vengono utilizzate per curare malattie piuttosto rare, immunologiche, ematologiche, neurologiche e nefrologiche.

«Questa tecnica», si legge in una nota, «si chiama emaferesi e viene praticata dal Centro trasfusionale dell’ospedale diretto dal dottor Luigi Dell’Orso. Il macchinario che consente l’adozione di questa metodica è il «separatore cellulare» e il Servizio Immunotrasfusionale del San Salvatore è uno dei 2 centri in Abruzzo a disporne (l’altro si trova fuori provincia). Grazie all’aferesi, dal sangue del donatore o del paziente - tramite centrifugazione e filtrazione - la macchina separa determinati emocomponenti, (come appunto plasma, piastrine e globuli rossi) che vengono poi utilizzati per la trasfusione o eliminati in presenza di elementi nocivi. In questo senso la tecnica di separazione cellulare, attuata assume un’importanza notevole. Ogni anno, negli ambulatori del centro trasfusionale dell’ospedale, si effettuano circa 500 aferesi. Ovviamente, per la preparazione di emocomponenti e di farmaci emoderivati è importantissimo procurarsi la maggiore quantità possibile di sangue. Tramite i due punti di raccolta - uno nel Centro trasfusionale dell’ospedale e l’altro nella sede della Croce Rossa - si raggiungono circa 6000 donazioni l’anno. Di queste, 5000 vengono lavorate e utilizzate per i pazienti ricoverati nei reparti dell’ospedale aquilano o per malati ambulatoriali, mentre le altre 1000 unità (in eccedenza) vengono messe a disposizione di altri centri trasfusionali, quale contributo al raggiungimento dell’autosufficienza regionale delle scorte di sangue. Inoltre il plasma che non viene utilizzato per uso clinico viene inviato alle industrie che producono farmaci salvavita». L’attuale quota di 6000 donazioni coincide con lo standard pre-sisma e segna un forte recupero rispetto al minimo storico di scorte di sangue, appena 2500 donazioni, che si registrò nell’anno del terremoto (2009).

La maggior parte dei donatori ha un’età tra i 40 e i 50 anni mentre, nella fascia più giovane - 20-35 anni- le adesioni sono relativamente più basse.

«Occorre sensibilizzare i più giovani», dichiara Dell’Orso, «e avvicinarli alla cultura della donazione perché delle scorte di sangue, che pure nella nostra provincia sono sufficienti, si ha sempre più bisogno per le crescenti esigenze. D’altronde, donare è semplicissimo e non occorrono né prenotazioni né impegnative mediche: si viene da noi o nella sede della Croce Rossa». L’ambulatorio del servizio trasfusionale svolge anche un’ampia attività dedicata alla medicina rigenerativa, compiuta con la somministrazione di terapie finalizzate alla rigenerazione di svariati tessuti, come ad esempio tessuti ossei, per lesioni osteo-articolari, tendini e cartilagini, ulcere varicose, piaghe da decubito: un lavoro che si traduce in1500 prestazioni annue.

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