Medi Bev, c’è l’ok per la ricerca di acque minerali

La Regione autorizza l’esplorazione delle falde acquifere L’azienda ha rilevato lo stabilimento dell’ex Campari

SULMONA. Via libera della Regione alla ricerca di acque minerali per la Medi Bev (Mediterranea Bevande del gruppo Refresco). L’azienda, che ha rilevato la ex Campari, potrà iniziare a imbottigliare anche acqua minerale. L’ok è arrivato martedì durante la riunione del Comitato di coordinamento Via (Valutazione impatto ambientale) della Regione. Il permesso per la ricerca di acque minerali nel Comune di Sulmona era stato richiesto a marzo per la zona pedemontana del Morrone. Al riguardo, la società del gruppo Refresco ha inviato la documentazione tecnica e ha anche fatto pubblicare la richiesta sull'albo pretorio del Comune. Al riguardo, la società sottolinea che gli interventi previsti «non determinano indesiderate ripercussioni o modificazioni sull'assetto paesaggistico o sull'integrità delle falde acquifere sotterranee. Inoltre, la ricerca delle acque minerali nel permesso richiesto non contrasta con la vocazione dei luoghi e neppure con la destinazione urbanistica vigente». La multinazionale, che ha acquisito lo stabilimento sulmonese della Campari continua a scommettere su lavoro e occupazione in centro Abruzzo. Rappresentando una delle pochissime eccezioni virtuose fra i capannoni fantasma della zona industriale, l’azienda ha già all’attivo tre linee di produzione e procede spedita lungo il percorso tracciato dal piano industriale.

Il Gruppo Refresco, multinazionale olandese specializzata nella produzione di bevande e succhi di frutta a marchio commerciale (che ha riacquisito l'italiana Spumador), punta a rafforzare la sua presenza nel Mezzogiorno e in questo contesto si inserisce l'acquisto fatto a novembre del 2011 del sito sulmonese della Campari, chiuso da settembre 2007.

Il piano industriale ha visto l'avvio della produzione dall’aprile successivo con le lattine, cui si è aggiunto poi il vetro, in attesa della plastica (con i diversi formati in pet), per un investimento complessivo di circa undici milioni di euro. A regime lo stabilimento produrrà 300 milioni di pezzi all'anno. Numeri e somme che porteranno alla riacquisizione di 40 persone, a discrezione della proprietà, che non è obbligata a riassumere gli ex dipendenti Campari. Clausola che ha consumato la seconda spaccatura – dopo quella per la Marelli – fra le sigle sindacali. Se per la Cgil, che non ha firmato l'accordo, si tratta di una corsa alla precarietà, Cisl e Uil parlano di un'opportunità per il territorio. Al momento sono una trentina i lavoratori (metà della ex Campari).

Federica Pantano

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