Morì nella fuga dal reparto, accuse dal Nas

La relazione dei carabinieri: «Quanto accaduto è conseguenza di procedure non adeguate alla tutela del paziente»

L’AQUILA. La ricostruzione della morte di Arcangelo Colantoni, il 49enne di Villetta Barrea, deceduto dopo essere fuggito dal San Salvatore (dove era ricoverato) per una crisi di panico, si arricchisce di un atto dei Nas che sembra avvalorare la tesi delle parti offese: l’uomo non sarebbe stato controllato a dovere.

Un atto che secondo il pm non basta a supportare l’accusa ma ora è al vaglio del gip che potrebbe fare considerazioni diverse.

«La direzione medica del San Salvatore», si legge nella relazione dei Nas, «ha riferito che non esistono protocolli o linee guida causati dal trattamento di patologie tipo quella in esame che prevedano particolari misure di cautela».

«Quanto accaduto a Colantoni», dicono i Nas, «ovvero decedere dopo avere abbandonato l’ospedale notettempo in pigiama, senza cellulare e denaro, appare le conseguenza di procedure non adeguate alla tutela della sicurezza dei degenti trattandosi di un paziente che non si trovava in condizione di autodeterminazione in quanto, come si rileva dalla cartella clinica, aveva manifestato crisi che dovevano suggerire misure di sorveglianza più adeguate».

«L’assenza di protocolli», dicono ancora i carabinieri del Nas, «che prevedano linee guida non esime dall’adozione di ogni misura ritenuta più adeguata ai fini della sicurezza del paziente, da parte del reparto ospedaliero, in capo al quale, come detto, ricadono le relative responsabilità, anzi dovrebbero suggerire cautele più stringenti a tutela del paziente e una maggiore diligenza nell’assolvimento di obblighi professionali».

Gli stessi investigatori concludono per l’ipotesi di reato di omicidio colposo oltre alla violazione del codice deontologico per infermieri e medici che hanno tenuto in cura il 49enne, il quale era in ospedale per alcuni controlli.

Nell’udienza che si è tenuta un paio di giorni fa le parti offese, rappresentate dagli avvocati Aldo e Gaetana Di Ianni del Foro di Sulmona, hanno ribadito al gip Giuseppe Romano Gargarella nella loro opposizione alla richiesta di archiviazione, il concetto che comunque una vicenda tanto complessa andrebbe dibattuta in un processo e non mandata in archivio senza i dovuti approfondimenti. Hanno poi rilevato «l’inadeguata terapia farmacologica somministrata».

Intanto l’Asl si è decisa a fornire i nomi delle persone che hanno tenuto in cura il paziente. L’uomo, affidato ai medici ospedalieri il 15 luglio di 2 anni fa, fu trovato senza vita il 23 dello stesso mese ad Arischia dopo essersi allontanato dall’ospedale nella notte tra il 16 e il 17. Fatto sta che almeno per adesso si procede contro ignoti in attesa della decisione che adotterà il giudice per le indagini preliminari nei prossimi giorni.

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