Nasce associazione per tutelare chi opera nei call center

Centinaia di adesioni al movimento presieduto da Cretarola «Il nostro settore non è in declino, qui conta 1.800 addetti»

L’AQUILA. Sono già centinaia gli operatori dei call center aquilani che hanno aderito all’associazione “Lavori@mo per L’Aquila”, nata per «costituire una comunità del lavoro» e per «battersi per lo sviluppo e l’occupazione dell’intera città». La prima battaglia da portare avanti coinvolge il call center Lavorabile di Pettino, dove operano 480 persone, di cui il 25% disabili. La struttura da sei anni gestisce, in subappalto dalla Transcom, la commessa Inps-Inail-Equitalia, che è ormai in scadenza. Il presidente dell’associazione Venanzio Cretarola ha scritto alle istituzioni, sollecitando attenzione e impegno sulla «corretta applicazione della clausola sociale introdotta dal nuovo codice degli appalti, prima dell’emanazione del nuovo bando di gara». Questo per salvaguardare l’attuale personale. Il settore dei contact center, con i suoi 1.800 addetti, rappresenta, secondo Cretarola, il maggiore polo occupazionale della città. «Non si tratta affatto», scrive il coordinamento di Lavori@mo per L’Aquila, «di un settore condannato al declino. In Italia il fatturato nazionale nel settore dei contact center (in percentuale rispetto al prodotto interno lordo) è pari a meno della metà rispetto ad esempio a Francia e Germania in rapporto alla rispettiva popolazione. Vuol dire che esistono evidenti margini di crescita. Il problema è invece l’assenza preoccupante di iniziative per evitare la perdurante tendenza, anche da parte di enti pubblici, alla semplice riduzione del costo del lavoro, persino al di sotto dei minimi contrattuali. Questo penalizza le aziende più corrette, favorisce le aziende più “spregiudicate” e alimenta la crescente delocalizzazione all’estero».

L’associazione intende centrare due obiettivi, supportando i sindacati e attivandosi nei confronti delle istituzioni: oltre alla corretta applicazione della clausola sociale, anche mediante un accordo territoriale valido per tutto il settore, si punta «alla programmazione di politiche preventive per il lavoro, soprattutto in relazione ai possibili punti di crisi produttiva e occupazionale, utilizzando una parte dei finanziamenti per lo sviluppo all’interno del cratere sismico e attribuendo priorità al rapporto tra agevolazioni pubbliche e occupazione stabile prevista».

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