Natale sfida De Angelis: «L’ex sindaco si ricandidi» 

Il consigliere e genero di Di Cola: «In città un clima di menzogne e rancori Si sottoponga al giudizio degli elettori se crede di essere vittima di un’imboscata»

AVEZZANO. Marco Natale sfida Gabriele De Angelis: «Si ricandidi». L’ex consigliere Udc tirato in ballo dall’ex primo cittadino nel botta e risposta al vetriolo con l’ex arbitro di serie A, nonché ex componente del comitato comunale della Vela, Bruno Di Cola, lancia il guanto di sfida a De Angelis. Di Cola è il suocero di Marco Natale. «Se davvero ritiene di essere stato vittima dell’imboscata di due, tre consiglieri che erano bravi e capaci finché alzavano la mano pro, per poi diventare appestati da evitare solo perché avevano dato ascolto alle richieste della città», scandisce l’ex consigliere Udc, «si ricandidi a sindaco e si sottoponga al giudizio di noi cittadini».
IL MEA CULPA. «Ero convinto che l’ex sindaco, destituito dalla carica per il distacco profondo coi cittadini, avesse approfittato di questi tre mesi per riflettere sugli errori, nonché sui suoi atteggiamenti personali», spiega Natale, «ma essendo stato tirato gratuitamente in ballo, mi corre l’obbligo di dare un definitivo taglio a questo clima di menzogne e rancori».
FEELING INIZIALE. Natale lo ammette, nella fase iniziale del post-anatra zoppa, «gli avevo fatto i complimenti per alcune lungimiranti visioni, ma ora continua a diffondere odio, bugie, risentimenti personali, continuando ad avvelenare una città che, dopo il suo passaggio, avrebbe solo bisogno di una sana pacificazione. Allora faccio un appello all’ex sindaco, che finora si è sempre mostrato piuttosto sordo all’ascolto della città, mentre a fine maggio tesseva le lodi del sottoscritto e della collega Francesconi definendoci persone leali e ottimi manager di aziende importanti: si ricandidi». Sulla nomina a commissario provinciale di Forza Italia, Natale non emette giudizi, «per quanto», dice, «secondo me quella dell’Aquila è divisiva e ostativa all’aggregazione».
LA STORIA. L’ex consigliere parte dal post ricorso che certificò il voto popolare, con De Angelis sindaco senza numeri. «Con non poca fatica», ricorda Natale, «decidemmo di supportare l’amministrazione per il bene della città, convinti che la situazione creata dall’anatra zoppa avrebbe favorito la ricerca della sintesi e della condivisione. Abbiamo trovato un muro di gomma e una gestione concentrata sulla spartizione delle poltrone, incapace di ascoltare le istanze dei cittadini: si pensi alla questione mercato, alla pedonalizzazione del centro o alla vicenda del semaforo. Questioni di poco peso? Lo si vada a chiedere a commercianti, ambulanti e cittadini multati. Come si poteva continuare a rimanere inerti di fronte alla crescente insoddisfazione della città? Siamo o no i rappresentanti del popolo? Oggi mi accusa di essere manovrato e di non aver fatto proposte o espresso opinioni».
LA ROTTURA. «L’intesa si è iniziata a incrinare prima dell’8 giugno, quando si è cercato di ingrandire a dismisura e senza un reale bisogno la maggioranza, minando l’equilibro costruito per umiliare la minoranza, indebolire ogni consigliere di maggioranza rendendolo non più indispensabile e aumentare il peso specifico del primo cittadino nel proprio partito, dove erano entrate nuove figure. Poi, però, quando sono scoppiati violenti scontri verbali e, in un preciso episodio, anche quasi fisico nei confronti di una collega di partito, in cui si rese necessario intervenire per evitare il peggio, capii che non c’era più nulla da fare. Sappia l’ex sindaco che le mie quasi lacrime in consiglio, delle quali non mi vergogno neanche un po’, non erano manovrate da nessuno, neanche da mio suocero».
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