No alla gara pubblica per le seconde case

L’associazione «Centri storici aquilani»: i cittadini devono essere protagonisti della ricostruzione

L’AQUILA. I cittadini devono essere protagonisti della ricostruzione delle proprie abitazioni. L’associazione «Centri storici aquilani» boccia, in parte, l’emendamento al decreto Crescita firmato dal ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca.

Molti i proprietari e i presidenti di consorzi per la ricostruzione che ieri, nonostante le altissime temperature del pomeriggio, si sono riuniti nella Casa del volontariato di Pile per discutere l’emendamento al decreto per lo sviluppo che verrà discusso a partire da oggi in Parlamento.

Nel mirino dell’associazione soprattutto la paventata possibilità che per le seconde case in centro siano necessarie una gara pubblica e una delega al Comune. «Vogliamo capire se questa procedura riguarderà pochi casi o la totalità», ha detto il presidente dell’associazione, Roberto Marotta (che è anche presidente della Fondazione Carispaq). «Non c’è un iter chiaro, ma non si possono cambiare le carte in tavola a tre anni e mezzo dal terremoto. Per gli aggregati di proprietà in parte pubblica e in parte privata si può giustificare un intervento del genere, ma laddove sono state avviate le procedure di progettazione e assegnati gli incarichi a ditte e progettisti, bisogna rispettare la volontà dei cittadini. Altrimenti si rischia di bloccare la città». Il nuovo assetto della ricostruzione pone degli «interrogativi inquietanti», secondo Paolo Calvi Moscardi. «Si torna a parlare di contributi e non di indennizzi» ha spiegato. «Il Comune dovrà procedere con procedure di evidenza pubblica, in buona sostanza si farà quello che si è fatto con la messa in sicurezza. Intanto, Fintecna non accetta più pratiche e il meccanismo rischia di incepparsi». Moscardi si è anche soffermato sul problema dei beni di pregio storico artistico, «che sta paralizzando i progetti degli aggregati dei centri storici, mentre i piani di ricostruzione rimarranno presumibilmente nella fase di adozione, poiché dopo le dimissioni del commissario Chiodi nessuno è più legittimato a raggiungere l'intesa con i comuni sui piani di ricostruzione e il decreto non fornisce alcuna soluzione».

Le perplessità sulla legge saranno riportate nei prossimi giorni all’ingegner Aldo Mancurti, braccio destro del ministro.

Michela Corridore

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