No del Tar al piano di messa in sicurezza del fiume Aterno 

Ok al ricorso dei titolari delle aree destinatarie dei lavori I giudici: mancata valutazione di danni all’ambiente

L’AQUILA. Almeno per ora i lavori “di messa in sicurezza dell’Aquila” da eventuali esondazioni del fiume Aterno non si faranno. Il Tar ha infatti bocciato il parere (positivo) di Valutazione di impatto ambientale con il quale la Regione nel 2011 dava il via libera al progetto che prevedeva una serie di casse di espansione dalla Coppito (in particolare dalla confluenza del fiume Raio con l’Aterno) fino a Campana frazione del Comune di Fagnano. I giudici hanno accolto il ricorso di alcuni privati (rappresentati dagli avvocati Roberto Colagrande, Francesco Saverio de Nardis, Roberto Tinari, Marco Equizi) proprietari delle aree sulle quali dovevano essere realizzate le casse di espansione. «Il Comitato di coordinamento regionale per la valutazione di impatto ambientale presso la giunta regionale», si legge nelle premesse alla decisione del Tar, «con provvedimento 1678 del 2011 ha espresso parere favorevole al progetto “Per la messa in sicurezza della Città dell’Aquila”, avente per obiettivo la difesa idraulica del territorio fondovalle del fiume Aterno nel Comune dell’Aquila, nel tratto tra la confluenza del torrente Raio con il fiume Aterno e la sezione alla chiusura della Conca aquilana in località Campana, rendendo in tal modo esecutivo definitivamente il progetto stesso giacché non sono previsti, dati gli ampi poteri del Commissario, ulteriori approvazioni. Con tale progetto si prevede la creazione di Casse di espansione su terreni privati ove derivare e trattenere per un certo tempo 2.900.000 metri cubi di acqua (1.700.000 Cassa torrente Raio, più 1.200.000 Cassa sul fiume Aterno) divenuti poi 2.650.000 di metri cubi (1.900.000 Cassa torrente Raio e 750.000 Cassa fiume Aterno suddivisa quest'ultima in due Casse collegate settore C/1 e settore C/2)». Il ricorso viene accolto in relazione a due motivi: 1) Eccesso di potere per errori dei presupposti di fatto e vizio nella formazione del fatto con violazione dell'interesse a non vedere compromesso l’ambiente. 2) Eccesso di potere per mancato accertamento e valutazione dell’inquinamento che verrebbe a subire la sorgente di “acqua Oria” in conseguenza dell’entrata in funzione del settore C/1 della cassa di espansione zona Coppito-San Vittorino. «In particolare», scrivono i giudici, «la prevista Cassa Aterno, settore C/1, ricadrebbe in gran parte (tutto il lato nord) su un’area intrisa di acqua sorgiva, cioè su parte della estesa sorgente “Acqua Oria” sulla quale insisterebbero pozzi di prelievo per acqua potabile. Tale circostanza non sembra essere presa in considerazione dal comitato di Valutazione di impatto ambientale. La creazione della Cassa di espansione sull’Aterno, settore C/1, ricadendo in buona parte sull’area molto estesa dove insiste la sorgente di “Acqua Oria”, avrebbe dovuto formare oggetto di specifica valutazione, considerata l’astratta possibilità di provocare dannose conseguenze all’ambiente sia per i danni diretti alla sorgente sia per il pericolo di inquinamento con sostanze impure a seguito dell’entrata in funzione delle Casse con conseguente allagamento del sito con l’acqua del fiume in fase di piena».
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