Notte insonne, ritorna l’incubo

Sedicesima scossa del 2010, non bastano 11 mesi a cancellare la paura

L’AQUILA. Notte insonne per molti aquilani quella tra lunedì e martedì, per una nuova scossa di terremoto - la sedicesima tra quelle avvertite in questo scorcio di 2010 - registrata poco dopo mezzanotte e mezza, con magnitudo 2.7 della scala Richter. Un incubo che ritorna: 11 mesi non bastano per cancellare il ricordo del 6 aprile, coi suoi 308 morti, circa 1600 feriti e 65mila sfollati.

Se hai vissuto all’Aquila quei 30 secondi dopo le 3.32, l’ultima cosa che vuoi che ti capiti di notte, è che qualcuno o qualcosa ti svegli di soprassalto. Specie se si tratta di una nuova scossa, seppure di magnitudo modesta. In tanti, invece, possono dire di essere stati svegliati lunedì notte, anche nei quartieri del Progetto Case più vicini all’area urbana, le cosiddette costruzioni antisismiche, che però non sono immuni dal rumore e dallo sballottamento delle scosse.

Con occhi sbarrati e cuore in gola, una volta alzati dal letto, le direzioni possibili sono due: o la porta di casa, per uscire in strada (non sono pochi quelli che lo hanno fatto), oppure quella del computer, con la pagina di Facebook aperta in attesa delle informazioni ufficiali dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. È sui social network che cerchi le prima conferme sulla scossa, perché quando vieni svegliato all’improvviso, c’è pur sempre il dubbio che sia tutto un sogno.

Sull’home page di Facebook non c’è bisogno di attendere molto. I primi commenti partono già dalle 0.32, ossia dallo stesso minuto della scossa. Commenti brevi ma intensi, in linea con le caratteristiche della scossa. «Che botta», «che boato». Oppure: «Hai sentito che pigna?», per arrivare a «non ce la facciamo più dopo 11 mesi». C’è chi fa rilevare che «il terremoto in Turchia e quello dell’Aquila sono stati entrambi registrati alle 3.32 italiane».
Poi qualcuno azzarda una magnitudo, lanciando un valore dal 3 in su.

L’epicentro in città, nel quartiere di Valle Pretara, percepire la scossa più forte di quanto lo è in realtà. Per lo stesso motivo, lunedì primo marzo, tutte le scuole dell’area di Colle Sapone sono state fatte evacuare, per una scossa di 2.4, avvertita in maniera quasi insignificante nel resto della città. Il popolo dei social network, rinuncia al «totoscosse», ritenuto fuori luogo dopo il 6 aprile, ma l’ansia di avere notizie sulla magnitudo tiene incollate centinaia di persone davanti al computer. Poi arrivano i dati ufficiali, ma nonostante i 2.7 Richter, in tanti scelgono di rimanere in piedi e, possibilmente, vestiti.

Qualcuno sfida il freddo e dorme fuori, in macchina specie tra quelli che, al limite della regolarità, vivono in una casa parzialmente agibile, in attesa di lavori. Quel popolo di invisibili dell’autonoma sistemazione.

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