il caso

Ofena, protesta delle mamme contro la chiusura dell’asilo

OFENA. L’asilo chiude e 11 bambini saranno costretti quest’anno a viaggiare tutti i giorni per trasferisi nella struttura di Capestrano, dove sono già ospitati altri 22 bimbi. È il disagio che i...

OFENA. L’asilo chiude e 11 bambini saranno costretti quest’anno a viaggiare tutti i giorni per trasferisi nella struttura di Capestrano, dove sono già ospitati altri 22 bimbi. È il disagio che i genitori dei bambini di Ofena si trovano ad affrontare quest’anno, alla vigilia dell’apertura dell’anno scolastico, il 10 settembre, giorno in cui i genitori organizzeranno una protesta proprio davanti all’asilo chiuso per chiedere all’amministrazione di fare il possibile per mantenerlo. «Non essendo stata censita la struttura di Ofena», spiega Brigida Delfino, mamma di una bambina e rappresentante di classe, «è priva di codice meccanografico, cioè non ha un numero identificativo. In poche parole per il ministero la nostra scuola non esiste», spiega. Finora, però, l’asilo ha resistito ed è rimasto aperto. I genitori fanno risalire alle scelte dell’ultima preside la chiusura della struttura. «Forse i presidi precedenti mettevano la famosa buona parola?», chiede la Delfino, spiegando che «alla chiusura delle iscrizioni 2015/2016, il 15 febbraio scorso, purtroppo le iscrizioni erano soltanto sei e la preside si affrettò a comunicarci che per poter restare aperta la scuola doveva avere almeno 10 iscritti. E abbiamo fatto di tutto per raggiungere questo numero». Non è bastato. I bambini dovranno lasciare «un asilo di qualità, sistemato di recente e con una caldaia nuova», spiega la mamma, «per andare in un asilo costituito da una sola aula per un totale di 32 bambini che avranno un solo bagno a disposizione e dovranno condividere la sala mensa con gli alunni di elementari e medie». «Molti bambini sono di origine macedone», fa notare la Delfino, «e le loro mamme non hanno i mezzi per accompagnarli, quindi non potranno andare all’asilo». «Far viaggiare dei bimbi così piccoli, alcuni hanno meno di 3 anni, ci sembra una crudeltà assurda, disponendo noi di un edificio grande abbastanza da poter ospitare anche i 21 di Capestrano». I genitori non si rassegnano a quella che definiscono una «chiusura forzata».

Marianna Gianforte

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