Rimasto inascoltato l’appello delle associazioni cattoliche: i lavoratori dormono nelle auto

Operai pestati vicino alla stazione I disperati nelle tende abbandonate

L’AQUILA. Nella città che non riesce a dare un tetto nemmeno a tutti i «suoi», i migranti stranieri finiscono inevitabilmente dietro, all’ultimo posto, oltre l’ultimo dei pensieri. Dormono in alloggi di fortuna, in condizioni di estremo degrado. Ma nella città dei mille problemi irrisolti, il loro diventa il meno impellente. È questo lo scenario in cui è maturata la zuffa tra stranieri di venerdì notte che stava per trasformarsi in tragedia. Sprangate e sediate nella tenda scolorita e fatiscente della Protezione civile, non si sa perché lasciata in quelle condizioni, diventata il ritrovo di disperati in cerca di lavoro.

ALLARME INASCOLTATO. «Gli operai dormono nelle auto». È rimasta inascoltata la denuncia rilanciata tempo fa dalle associazioni cattoliche. «Gli operai impegnati nella ricostruzione costretti a dormire in macchina o in edifici inagibili». L’associazione «Ricostruire insieme», coordinamento di associazioni cattoliche e di volontariato che si occupa della rinascita dell’Aquila come realtà sociale, ha lanciato il sasso nello stagno. Ma non è cambiato nulla, se quattro mesi dopo la lettera alle istituzioni il dormitorio a cielo aperto di fronte all’autoparco comunale è ancora strapieno. È lì che è avvenuta la selvaggia aggressione di venerdì notte. «Le ditte hanno abbandonato gli operai e tanti sono costretti ad arrangiarsi per trascorrere la notte», hanno sostenuto i volontari. L’associazione si era appellata a prefetto, sindaco e presidente della Provincia.

DITTE NEL MIRINO. «Il coordinamento Ricostruire insieme, con la Caritas diocesana, si è trovato, in questo periodo, ad affrontare varie emergenze, nell’emergenza in cui viviamo. Tra queste c’è la mancanza di alloggio per una piccola parte di lavoratori, tra le migliaia presenti all’Aquila. Mancanza di alloggio di cui le ditte non si sono fatte carico. Il coordinamento, insieme alla Caritas, finora è riuscito a dare assistenza, seppur precaria, a una trentina di persone, regolarmente soggiornanti in Italia, e quasi tutte con contratti di lavoro a tempo determinato e indeterminato. Crediamo sia necessario trovare una soluzione che consenta una vita dignitosa a tanti operai, manovali e muratori che stanno lavorando alla ricostruzione della nostra città, obbligando, almeno moralmente, le ditte che assumono a garantire anche l’alloggio. Per la condizione di bisogno che li ha spinti qui, accettano condizioni di vita pessime pur di cercare o mantenere il lavoro, dormendo anche in macchina».

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