Palazzo crollato con 27 vittime: ecco il risarcimento milionario 

Nessun colpevole nel processo penale (archiviato perché costruttori e progettisti erano tutti morti) Ma il tribunale riconosce la responsabilità del Genio civile: nessun controllo sulle evidenti difformità 

L’AQUILA. Ventisette morti nel palazzo crollato. E nessun colpevole in sede penale. Tutti deceduti gli 8 potenziali imputati, progettisti, costruttori. Ma il procedimento civile trova un responsabile: il controllore. E lo condanna a un risarcimento danni milionario. Nel palazzo di via Campo di Fossa 6B abitavano i coniugi Claudio Fioravanti e Franca Ianni. Il figlio Guido ha citato in giudizio il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (già ministero Lavori pubblici) e ha ottenuto la condanna in primo grado (immediatamente esecutiva) del Genio civile, ufficio incardinato in quel dicastero.
LA SENTENZA. Il giudice Monica Croci, con sentenza pubblicata mercoledì scorso, ha riconosciuto a Guido Fioravanti (anch’egli avvocato come il padre) il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali subiti. Nello stesso palazzo abitavano anche Davide e Matteo Cinque con mamma Daniela Visione; Riccardo e Vincenzo Giannangeli con mamma Maria Pia Bernardi. Uno straziante elenco. E se è stato impossibile riconoscere responsabilità penali, quelle civili hanno un nome.
NESSUN CONTROLLO. Il ministero (da cui dipendeva il Genio civile) è stato convenuto in giudizio per non avere colto le difformità della costruzione rispetto alle prescrizioni normative antisismiche all’epoca vigenti; difformità che avevano reso l’edificio incapace di resistere all’azione sismica – quale quella del 6 aprile 2009 «non avente carattere anomalo o eccezionale», si legge nella sentenza – «pur prevedibile e prevenibile proprio con l’osservanza delle disposizioni disattese». All’esito di una lunga e complessa istruttoria (il processo è durato 7 anni) nel corso della quale è stata eseguita una consulenza tecnica d’ufficio sulle cause del crollo a cura degli ingegneri Angelo Alimonti e Massimo Cucullo, la sentenza ha riconosciuto la «grave negligenza» del Genio civile nello svolgimento del proprio compito di vigilanza sull’osservanza delle norme antisismiche, in tutte le fasi in cui essa era prevista. È stato osservato come il Genio civile «autorizzava l’avvio dei lavori sulla base di una denuncia corredata da un progetto e una relazione di calcolo deficitaria e palesemente erronea nella stima delle azioni sismiche, ossia proprio lo specifico profilo che l’Ufficio era chiamato a verificare; non eseguiva alcun controllo in corso di edificazione, omettendo così di rilevare le varianti in concreto introdotte, e ne certificava poi la perfetta rispondenza alla disciplina antisismica, nonostante in sede di sopralluogo a costruzione ultimata fossero evidenti le difformità (soprattutto in ordine all’altezza dell’edificio e numero di piani) tra il realizzato e quanto inizialmente (seppur erroneamente) assentito». Afferma il tribunale che, se il Genio civile avesse diligentemente svolto almeno uno dei compiti (in fase preventiva alla presentazione della denuncia e del progetto; in corso di costruzione, compiendo controlli per verificare la conformità del realizzato all’assentito; in sede di sopralluogo finale a esso demandati dalla legge) la divergenza tra la costruzione e le norme antisismiche sarebbe emersa» e si sarebbe dunque impedito il verificarsi dell’evento crollo con alta probabilità logica vicino alla certezza. Dunque, non ci sarebbero stati 27 morti. «Nessun risarcimento potrà mai placare il profondo dolore che dal quel giorno non mi abbandona», afferma Guido Fioravanti, «ma infine, dopo 12 anni, si è acclarato di chi siano, almeno in parte, le responsabilità dell’accaduto. Rimane l’amarezza per aver appreso con quante carenze sia stato progettato, autorizzato, costruito e collaudato il palazzo dove vivevano i miei genitori. Cose che devono far riflettere tutti». L’avvocato è stato assistito dai colleghi Aleandro Equizi, Gianna Giardini e Quirino Mescia.
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