Parroco rapinato nella notte

Minacciato con la pistola alla testa e poi rinchiuso.

AVEZZANO. Sacerdote rapinato in casa nella notte e minacciato con una pistola alla tempia da tre uomini incappucciati. Don Giovanni Gagliardi, parroco della cattedrale di San Bartolomeo, ha dovuto condurre i malviventi alla cassaforte, poi è stato rinchiuso in un ripostiglio. Alla fine il bottino è di 80 euro.

L’INCURSIONE. Verso le 2,30 di notte i rapinatori sono entrati dalla porta sul retro, dietro la cattedrale, dopo aver forzato la serratura. Quindi hanno raggiunto la sala dell’amministrazione della parrocchia e poi si sono diretti nella camera da letto del parroco. Sono entrati senza farsi sentire e, in tre, hanno accerchiato il sacerdote che è stato svegliato di soprassalto. Uno di loro lo ha preso per la gola e minacciato con la pistola.

IL RACCONTO. «Mi hanno puntato l’arma alla tempia», ha raccontato don Giovanni Gagliardi «e hanno minacciato di premere il grilletto se non li avessi condotti alla cassaforte. Hanno preso 80 euro che avevo in tasca ai pantaloni, poi si sono accaniti verso la cassaforte». Le chiavi erano in possesso dell’amministratore della parrocchia, quindi i rapinatori non hanno potuto fare altro che tentare di scardinarla, senza però riuscire nell’intento. «Uno mi teneva sotto controllo», ha aggiunto il religioso «e due frugavano in ogni angolo dell’alloggio, in cucina e in camera da letto. Alla fine», ha aggiunto «mi hanno riaccompagnato in camera e rinchiuso in uno sgabuzzino. Ho avuto paura, ma li perdono per quello che hanno fatto augurandomi che si ravvedano su quello che hanno fatto e cambino la loro vita radicalmente».

I RAPINATORI. Secondo la testimonianza di don Giovanni, i tre uomini incappucciati erano molto giovani, e aveva un’età compresa tra i 20 e i 25 anni. «Era tutti e tre di costituzione robusta», ha raccontato, «e con un accento dell’Est europeo». Parlavano italiano, ma in modo approssimativo. E’ molto probabile che si tratti di cittadini di nazionalità slava o romena.

LA CASSAFORTE. Era nascosta dietro un quadro nell’ufficio della sala riservata agli affari amministrativi della parrocchia. Il parroco ha loro indicato l’esatta posizione e i malviventi hanno tentato di scardinarla. «Se volete telefoniamo all’amministratore così ci porta le chiavi», ha detto il sacerdote ai malviventi, tentando di stemperare l’atmosfera, «ma loro non hanno raccolto lo spirito dell’affermazione». Alla fine hanno dovuto rinunciare, andando via con un magro bottino. Nella cassaforte, secondo il religioso, c’erano comunque poche centinaia di euro.

INDAGINI. Ieri mattina, intorno alle 7, un collaboratore del sacerdote ha liberato don Giovanni quando ha sentito le richieste di aiuto arrivare dal ripostiglio. L’episodio è stato denunciato ai carabinieri della Compagnia di Avezzano. I militari dell’Arma hanno eseguito un sopralluogo e raccolto le tracce lasciate dai manigoldi. Sarebbero state individuate alcune impronte digitali lasciate da uno di loro.