Protezione civile spa, pioggia di no
I Comitati sono contrari alla privatizzazione e al monopolio degli aiuti
L’AQUILA. «Il ruolo della Protezione civile è cambiato molto in questi ultimi anni e l’esperienza dell’Aquila lo dimostra». Dall’Auditorium Carispaq, Sara Vegni del «3e32» rilancia la mobilitazione dei comitati cittadini, sorti dopo il sisma, contro la creazione della «Protezione Civile servizi spa», la società per azioni collegata al Dipartimento della Protezione Civile.
Ieri pomeriggio, decine di persone si sono riunite all’auditorium Carispaq per discutere sul decreto legge 30 dicembre 2009 che sancisce la costituzione della Protezione civile servizi spa. «Mentre si afferma che tutto ciò viene fatto per garantire un risparmio di tempi e risorse», hanno spiegato in apertura i promotori della mobilitazione, «ciò risulta uno dei tanti fenomeni di privatizzazione. Si costituisce una società a capitale pubblico, che può di fatto agire in esclusiva».
TRASPARENZA. Forti perplessità nell’operazione sono state espresse a tal proposito dal capogruppo in consiglio regionale, Carlo Costantini. «Sono già troppi gli strumenti derogatori di appalti», gestione delle regole della pubblica amministrazione che si applicano in condizioni di emergenza», ha detto a margine dell’assemblea regionale dell’Idv, «e in alcuni casi sono necessari, ma spingersi a privatizzare il Dipartimento e metterlo in condizioni di operare definitivamente senza regole, credo sia veramente un delirio». Di qui un nuovo appello alla trasparenza «Nonostante i proclami di Bertolaso», ha detto riferendosi alla ricostruzione post sisma, «da mesi chiediamo invano di poter vedere su Internet come siano state utilizzate le risorse».
TERREMOTO. È l’esperienza sisma a fare la differenza. Gli organizzatori hanno divulgato quelli che secondo loro sono stati costi per l’assistenza: 800 milioni del Progetto Case (esclusa Iva ed espropri) e 90 per i Moduli abitativi provvisori (Map). Ci sono poi 126 milioni per l’assistenza in tendopoli a cui vanno aggiunti 5 milioni per il disimpianto dei campi e, infine, 194 milioni impiegati per la popolazione assistita negli alberghi, cifra quest’ultima indicata per difetto. «È questo il risultato», ha detto ancora Sara Vegni, «di scelte e investimenti che ci sono stati imposti dall’alto, senza che nessuno a livello locale potesse controbattere. Per questo motivo», ha sottolineato, «ho detto che il ruolo della Protezione civile è cambiato.
Il dipartimento dovrebbe occuparsi di emergenze e invece ha agito in altri ambiti, tralasciando la funzione di prevenzione, come abbiamo visto per Commissione grandi rischi. Significativo, a tal proposito, l’intervento dell’avvocato Antonio Valentini che rappresenta alcune delle parti offese nel procedimento penale sulla commissione prossimo alla definizione. «In quei giorni ci dissero di stare tranquilli e bere un buon bicchiere di vino», ha detto Valentini attribuendo questa frase a un esponente della Protezione civile in una intervista poi acquisita dalla magistratura.
PETIZIONI. Promosse alcune petizioni, contro il processo breve, dall’Assovittime, contro la privatizzazione dell’acqua e per una sede comunale unica.
Ieri pomeriggio, decine di persone si sono riunite all’auditorium Carispaq per discutere sul decreto legge 30 dicembre 2009 che sancisce la costituzione della Protezione civile servizi spa. «Mentre si afferma che tutto ciò viene fatto per garantire un risparmio di tempi e risorse», hanno spiegato in apertura i promotori della mobilitazione, «ciò risulta uno dei tanti fenomeni di privatizzazione. Si costituisce una società a capitale pubblico, che può di fatto agire in esclusiva».
TRASPARENZA. Forti perplessità nell’operazione sono state espresse a tal proposito dal capogruppo in consiglio regionale, Carlo Costantini. «Sono già troppi gli strumenti derogatori di appalti», gestione delle regole della pubblica amministrazione che si applicano in condizioni di emergenza», ha detto a margine dell’assemblea regionale dell’Idv, «e in alcuni casi sono necessari, ma spingersi a privatizzare il Dipartimento e metterlo in condizioni di operare definitivamente senza regole, credo sia veramente un delirio». Di qui un nuovo appello alla trasparenza «Nonostante i proclami di Bertolaso», ha detto riferendosi alla ricostruzione post sisma, «da mesi chiediamo invano di poter vedere su Internet come siano state utilizzate le risorse».
TERREMOTO. È l’esperienza sisma a fare la differenza. Gli organizzatori hanno divulgato quelli che secondo loro sono stati costi per l’assistenza: 800 milioni del Progetto Case (esclusa Iva ed espropri) e 90 per i Moduli abitativi provvisori (Map). Ci sono poi 126 milioni per l’assistenza in tendopoli a cui vanno aggiunti 5 milioni per il disimpianto dei campi e, infine, 194 milioni impiegati per la popolazione assistita negli alberghi, cifra quest’ultima indicata per difetto. «È questo il risultato», ha detto ancora Sara Vegni, «di scelte e investimenti che ci sono stati imposti dall’alto, senza che nessuno a livello locale potesse controbattere. Per questo motivo», ha sottolineato, «ho detto che il ruolo della Protezione civile è cambiato.
Il dipartimento dovrebbe occuparsi di emergenze e invece ha agito in altri ambiti, tralasciando la funzione di prevenzione, come abbiamo visto per Commissione grandi rischi. Significativo, a tal proposito, l’intervento dell’avvocato Antonio Valentini che rappresenta alcune delle parti offese nel procedimento penale sulla commissione prossimo alla definizione. «In quei giorni ci dissero di stare tranquilli e bere un buon bicchiere di vino», ha detto Valentini attribuendo questa frase a un esponente della Protezione civile in una intervista poi acquisita dalla magistratura.
PETIZIONI. Promosse alcune petizioni, contro il processo breve, dall’Assovittime, contro la privatizzazione dell’acqua e per una sede comunale unica.