Ragazze bullizzate a scuola: mesi di terrore, saranno ascoltati anche gli insegnanti

Il caso nella Marsica. Si indaga sui dispositivi elettronici delle cinque studentesse indagate, di cui quattro minorenni. La difesa: «Ridimensionare il capo d’imputazione»
AVEZZANO. Finiscono tra gli elementi di prova i dispositivi elettronici delle cinque studentesse, di cui quattro minorenni, finite al centro dell’inchiesta per stalking nei confronti di due coetanee. I social rivelerebbero alcuni dei comportamenti persecutori delle indagate. Offese e minacce reiterate, almeno stando a quanto riferito dalle giovani ai carabinieri al momento della denuncia. In mano agli inquirenti il materiale fornito dalle famiglie delle presunte vittime. Che sarà oggetto di interrogatorio oggi, quando due delle responsabili saranno ascoltate in caserma. Dovranno essere sentiti anche gli insegnanti dell’istituto scolastico in cui sarebbero avvenuti i fatti.
LE ACCUSE. Secondo le accuse, tutte da dimostrare, erano bullizzate da mesi. «Stupide, racchie, handicappate di m...», continuamente deridendole, minacciando di far loro del male. «Ti trito, ti meno, ti mangio». E intimando minacciosamente «alle predette di non frequentare determinati luoghi pubblici». Il gruppo avrebbe quindi costretto in più occasioni le due coetanee a recarsi in bagno. «Altrimenti le avrebbe menate. E al contempo imponevano loro il silenzio». Questo e altro si legge nel capo di imputazione per il quale si procede contro cinque ragazze di un comune della Marsica, identificate dalle parti offese come responsabili di comportamenti vessatori, dalle offese personali alle minacce. Persino un episodio di percosse. Quando, lo scorso 26 marzo, una di loro avrebbe «messo una mano in faccia a una delle vittime, facendole cadere gli occhiali».
LE VITTIME. Hanno deciso di sporgere denuncia dopo mesi vissuti nell’incubo, a loro dire. È questo il quadro emerso dal racconto delle giovani, entrambe minorenni. Agli atti del procuratore per i minorenni David Mancini e della procura di Avezzano si legge che la portata del bullismo è stata tale da «cagionare nelle persone offese un grave stato di ansia e paura». Al punto che, entrambe le presunte vittime, hanno più e più volte saltato la prima ora di lezione. Entrando a scuola in orario tale da scongiurare incontri non graditi al di fuori delle mura scolastiche.
LE INDAGINI. Un filone a carico della procura minorile e uno per l’unica maggiorenne del gruppo. Che se andasse a processo rischia la reclusione. Dopo l’analisi dei contenuti pubblicati in rete e di eventuali messaggi scambiati tra le indagate e le due coetanee, i militari ascolteranno il racconto della scuola, attraverso un colloquio con gli insegnanti. Al fine capire se fossero emersi elementi che lasciassero intuire la problematica.
LA POSIZIONE DELLE INDAGATE. «Abbiamo prove che dimostrano che non esiste nessuno stalking, che implica dinamiche reiterate nel tempo», così Luca Motta, avvocato assieme al fratello Pasquale di due delle indagate. «Sono fatti pertinenti ragazze adolescenti. I litigi e le incomprensioni ci sono sempre state e ci saranno sempre. Ma è assurdo che venga associato ad un reato grave comequesto. Che comunque non potrà essere dimostrato».