RICOSTRUZIONE PESANTECase E bloccate dalla burocrazia: "La mia odissea"

Abitazioni da ricostruire, parlano i cittadini. Progetto pronto. Ma il tecnico dice che senza linee guida non possiamo chiamare l’impresa

L’AQUILA. Francesco, sua moglie Rita e il cane Argo vorrebbero tornare nella loro casa alla Villa, zona rossa. Hanno tutto pronto, progetto compreso. Ma il tecnico ha detto che non si può partire senza le «linee guida» sui centri storici. Fabrizio, Gianna e la figlia Martina stanno fuori dalla zona rossa ma nel loro condominio alla Torretta si sono formati due partiti: c’è chi vuole demolire e chi vuole ricostruire. E i lavori non partono lo stesso. Case E come emicrania. Il minimo per chi combatte con la ricostruzione che non c’è.

ALLA VILLA. La famiglia di Francesco, la notte del 6 aprile, si è salvata per miracolo, mentre tutt’intorno crollavano i palazzi. E dopo una brevissima parentesi in albergo fuori città, ha deciso di tornare all’Aquila. «Abbiamo preso una casa alla periferia Ovest dell’Aquila perché sentivamo forte il desiderio di tornare, soprattutto per seguire da vicino la ricostruzione della nostra casa e, di conseguenza, di tutta la città», raccontano i coniugi. «Non appena ci siamo sistemati nella nuova abitazione, che abbiamo trovato grazie alla disponibilità di alcuni amici, siamo riusciti a fare un trasloco quasi completo. Nella nostra vecchia casa sono rimaste poche cose. Per fare quest’operazione abbiamo impiegato parecchi giorni e c’è voluta molta pazienza. Anche perché, per rientrare a casa nostra, classificata E, quindi con danni strutturali, abbiamo sempre dovuto chiedere il permesso ai vigili del fuoco». La stessa procedura, trattandosi di un appartamento in zona rossa, si è ripetuta anche in occasione dei sopralluoghi fatti con i nostri tecnici di fiducia. Ci siamo scontrati, anche in questo caso, con la burocrazia che ci ha imposto continue richieste di autorizzazioni per accedere a casa nostra. Abbiamo chiamato un geologo, un architetto e un ingegnere e li abbiamo portati sotto casa. Volevamo sapere prima di tutto se lì, in quello stesso luogo, sarebbe stato possibile ricostruire. Quando ci hanno detto di sì ci siamo messi a piangere: non ci sembrava vero di poter tornare, un giorno, nella nostra vecchia casa, lì, com’era e dov’era. Poi, però, le prime grane. Abbiamo dato l’incarico di redigere il progetto, con alcune modifiche, tipo l’alleggerimento del tetto e il rafforzamento di alcune strutture portanti, ma ci hanno dato lo stop. “Se non ci sono le linee guida, cioè le indicazioni generali su come operare, nel complesso, in questa zona della città, non possiamo fare niente”. Questa è stata la risposta dei tecnici. Sono mesi che aspettiamo le linee guida. Abbiamo anche parlato con i vicini che si sono detti disponibili, se dovesse servire, a creare il famoso comparto e il consorzio. Ma senza quell’ordinanza non si può muovere una foglia. Stiamo bene nella casa che ci ospita, ma pensiamo sempre a quando potremo rientrare nella nostra».

LA LITE DI CONDOMINIO
. Non hanno problemi di zona rossa. Eppure, una quindicina di proprietari di appartamenti E sulla collina della Torretta sono fuori anche loro dalla loro casa. E lontani pure dalla ricostruzione pesante. «E ci resteremo», commenta uno degli inquilini di una palazzina recente. Per capire, di quelle che, secondo la Protezione civile, potrebbero partire anche adesso con i lavori («Se l’edificio è nuovo, e non è sottoposto ad alcun vincolo, gli strumenti per avviare la ricostruzione ci sono già tutti»). «E invece qui non è partito un bel niente», dice Fabrizio, che dopo nove mesi di mare forzato ha messo piede, soltanto da pochi giorni, in uno degli alloggi del progetto Case. Ma che non si dà pace per il mancato avvio dei lavori nella sua palazzina. Infatti, in una delle tante riunioni di condominio che si susseguono a scadenza regolare da 9 mesi a questa parte, un gruppetto di proprietari ha contestato la riparazione dello stabile perché non pienamente convinto delle conclusioni dei progettisti incaricati. L’amministratore si è messo in mezzo cercando di trovare la sintesi tra i due poli. Ma non c’è riuscito. Si sono formate due fazioni: c’è chi vuole demolire, per rifare altrove, e chi vuole ricostruire l’esistente. Insomma, un bel rebus. Mentre infuria ancora la battaglia, il progettista incaricato ha fatto presente che i lavori non partono lo stesso. «Mancano i risultati della microzonazione, non sappiamo dove si può ricostruire e dove no. Non sappiamo neppure quanti soldi poter spendere per le indagini sperimentali sui terreni e le strutture. Forse non ci sono, quindi l’esborso sarà a carico dei proprietari». Ecco, appunto. Case E come emicrania.