Ricostruzione, piace l'esempio di Gemona

25 Febbraio 2012

La delegazione abruzzese: diteci come avete fatto a rinascere

GEMONA. «Siamo qui per rubare tutto quanto di positivo si possa riverberare del vostro modello di ricostruzione sull'Aquila così da accelerarne i tempi della rinascita». È con queste parole che i componenti della commissione regionale speciale sisma dell'Abruzzo hanno salutato i protagonisti della rinascita friulana, dopo aver toccato con mano il felice esito della ricostruzione durante una visita nel centro storico di Gemona, capitale del sisma del 1976 che in Friuli causò ben mille morti.

Arrivati in città per toccare con mano la bontà del tanto celebrato modello di ricostruzione post-sisma, il presidente Emilio Iampieri e i colleghi Emilio Nasuti e Antonio Prospero hanno promosso a pieni voti l'esempio gemonese, definendolo eccellente, e si sono ripromessi di instaurare con gli amministratori locali un proficuo rapporto di osmosi così che la visita non resti un episodio, ma inauguri una collaborazione «che porterà», hanno annunciato i consiglieri, «a una futura audizione dei friulani in commissione speciale».

La ratio della rinascita di Gemona e dei comuni terremotati, passata prima dalla ripresa delle attività produttive, poi dalla ricostruzione delle case e infine delle chiese, ha come ieri ricordato l'ex sindaco di Gemona nel maggio '76, Ivano Benvenuti, ha persuaso i rappresentanti della Commissione, così come la presa in carico della ricostruzione da parte della Regione e poi dei Comuni, il cui meccanismo è stato ricostruito dall'assessore regionale di allora, Salvatore Varisco.

«Quindici giorni fa» ha esordito Iampieri, «siamo stati a Spello, ma quello che avete saputo fare qui merita davvero l'ottima reputazione che in Italia e nella letteratura scientifica vanta la ricostruzione friulana. Il vostro modello ha dato il risultato migliore ed è quello al quale vorremmo ispirarci, ovviamente con i dovuti correttivi visto il tempo trascorso». E considerate le diverse dimensioni del dramma abruzzese, che vede nell'Aquila l'epicentro della distruzione.

La città delle 100 chiese deve poi fare i conti con la presenza di un gran numero di monumenti, che vanno tutelati, e con il rischio che diatribe politiche ritardino inutilmente la partenza della ricostruzione.

A completare l'efficace riassunto degli ingredienti sono stati i tecnici: l'architetto urbanista Gianpietro Nimis, il quale ha messo le mani avanti rispetto all'opportunità di accostare situazioni «così fuori scala» come il sisma del Friuli e quello dell'Aquila, e l'ex funzionario regionale Claudio Malacarne, che ribadendo, tra l'altro, l'importanza della legge statale sulla ricostruzione friulana, la 546 del '77 (premessa a un centinaio di leggi regionali), e ricordando la spesa complessiva di 14 miliardi di euro, ha completato l'importante bagaglio d informazioni. Forte del quale la commissione speciale ha ripreso la via di casa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA