Scuola, gli insegnanti sono pochi Rischi nelle classi troppo affollate 

Nuove misure di sicurezza, i sindacati critici: «Le lezioni in presenza devono essere una priorità» Del Biondo (Cgil): «Il numero di alunni nelle aule va ben oltre quelli che la cautela avrebbe richiesto» 

L’AQUILA. Studenti, docenti e personale scolastico si preparano a fare i conti con quel senso di smarrimento legato all’escalation di contagi e di protocolli di quarantena e isolamento, con migliaia di persone costrette a casa. La situazione non fa eccezioni tra le scuole aquilane, coi sindacati provinciali a riportare le indicazioni emerse dopo i confronti tra i rappresentanti nazionali e il ministero dell’Istruzione.
LE REGOLE
Le nuove misure introdotte dal governo prevedono la sospensione per 10 giorni in caso di positività tra i bambini della scuola dell’infanzia. Nelle primarie, con un positivo si applica la sorveglianza con tampone da ripetersi dopo 5 giorni. Mentre con almeno due casi scatta la didattica digitale integrata per la durata di dieci giorni. Nelle scuole medie e superiori c’è la semplice autosorveglianza e presenza con obbligo di mascherine Ffp2 con un alunno positivo. Con due casi, la possibilità di restare in presenza (pur in autosorveglianza) è limitata alle persone che hanno completato il ciclo vaccinale o sono guariti nei termini. Con almeno tre positivi l’intera classe va in didattica digitale integrata, uno strumento che tutela anche le persone rimaste a casa per la quarantena. Le scuole, a tal proposito, saranno autorizzate a conoscere lo stato vaccinale degli studenti. Ma la situazione è delicata.
CRITICITÀ
Ancora una volta, riportano i sindacati, le richieste sono state avanzate su più fronti: «Presidi sanitari, screening diffusi, fornitura gratuita di Ffp2 a tutto il personale indiscriminatamente», come riporta Miriam Del Biondo, segretaria della Flc-Cigl L'Aquila, «certezza delle procedure e costanti informazioni riguardo ai dati del contagio nelle scuole, ma anche chiarezza sulla gestione delle assenze per malattia». Il punto, secondo la sindacalista è che «la narrazione dei mesi scorsi che tutto andasse bene, a favore del mercato, ha annullato la più elementare delle misure di contrasto: il distanziamento personale all’interno dei locali scolastici, annullato non per ingenuità ottimistica, ma al fine di tornare a numeri di alunni nelle classi ben oltre quelli che la cautela avrebbe richiesto. A numero di alunni corrisponde numero di insegnanti e si è scelto di non aumentare gli organici». Di fatto, la proroga dei contratti Covid per il personale Ata è arrivata solo oltre il 30 dicembre e a seguito di uno sciopero. «Chiaramente», sottolinea Del Biondo, «la scuola in presenza che, in tempi non sospetti è l’unica che riconosciamo, per il governo centrale non è mai stata una priorità. Ci troviamo di fronte ad un enorme e globale “Io speriamo che me la cavo”».
DIDATTICA IN PRESENZA
Pur consapevole delle difficoltà del momento, Antonio Lattanzi (Istituto comprensivo San Demetrio-Rocca di Mezzo) tra i dirigenti si è distinto per cercare di difendere la didattica in presenza, evitando quelle disparità enormi – sociali e tecnologiche – della didattica a distanza. Per alcuni bambini, infatti, la scuola significa un pasto decente, merende sane, un ambiente tranquillo in cui poter essere piccoli per 8 ore al giorno, gioco studio e pulizia. «I danni di questa situazione sono evidenti», sostiene Lattanzi. «Si pensi a quei bimbi che hanno iniziato la scuola primaria due anni fa: molti di loro mancano di scolarizzazione. Non sarà facile d’altra parte garantire la scuola in presenza, bisognerà mettere delle pezze, fare i conti con le assenze del personale alle prese col Covid e via dicendo». Una situazione analoga all’Alberghiero, dove però si fanno i conti con una realtà scolastica eterogenea. «I nostri studenti arrivano anche da fuori città», spiega la dirigente Elisabetta Di Stefano, «e magari non hanno avuto accesso agli strumenti dello screening». Claudio Di Cesare, del sindacato Gilda, ritiene che il governo per far ripartire la scuola in presenza, abbia messo «la polvere sotto il tappeto. Da sempre sosteniamo che la vera scuola sia quella in presenza, laddove sia in sicurezza. Ma non è stato fatto nulla per trasporti, organici, numero di studenti in classe. L'unica indicazione concreta avuta è quella di tenere le finestre aperte».
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