<strong>Dieci mesi dopo.</strong> I ritardi giustificati dalla necessità di dare una sistemazione dignitosa agli sfollati

Seimila aquilani ancora sulla costa

La ricostruzione non parte. Il governo rimborsa l’impegno dell’Emilia.

L’AQUILA. Sono trascorsi dieci mesi dalla scossa che devastò L’Aquila, la sua provincia e parte dell’Abruzzo. Una catastrofe costata 308 vittime, 60 mila sfollati e un capoluogo di regione ridotto alle macerie, con danni che qualcuno ha stimato in 26 miliardi di euro, se si dovesse ricostruire tutto. A questi danni ne vanno aggiunti altri ancora più difficili da calcolare, e collegati alla perdita del lavoro e alle ripercussioni psicologiche. Nel frattempo lo sciame sismico si è affievolito e sempre più raramente le scosse superano i 3 gradi di magnitudo.

A dieci mesi da quella catastrofe gli sfollati negli alberghi o nelle caserme cittadine sono scesi a diecimila, mentre più di sedicimila persone hanno riavuto un tetto in una casa provvisoria e antisismica - sia del Progetto Case (in 19 zone della città) che dei moduli provvisori (map, in 37 aree anche fuori provincia). Meno di quindicimila invece le persone in affitto in autonoma sistemazione.

In tutto sono circa 40 mila le persone ancora assistite, ora dal Comune dell’Aquila. Il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, prima di salutare con un arrivederci gli aquilani ha tracciato un bilancio delle cose fatte a dieci mesi dal sisma. E ha sottolineato il perchè di una scelta contestata: ovvero del perchè, per la prima volta, si sia voluto privilegiare una sistemazione sicura per le famiglie sfollate, in particolare di quelle che avevano l’alloggio classificato E. Famiglie che ora hanno quattro mura e un tetto sicuro, piuttosto che sistemarle, magari per lo stesso tempo, dentro un container. Ma il nodo è proprio questo: dopo dieci mesi la ricostruzione del capoluogo d’Abruzzo non parte, ed è ancora un grosso problema smaltire i quasi 4 milioni di metri cubi di macerie derivanti dai crolli. Mentre quasi seimila aquilani continuano ad alloggiare negli alberghi o in case private che si trovano sulla costa.

EMILIA RIMBORSATA.
Dieci mesi sono un tempo lungo anche per le istituzioni impegnate fin dai primi giorni nell’emergenza Abruzzo. Il governo ha versato 2 milioni e 560 mila euro alla Regione Emilia-Romagna come rimborso del 90 per cento sulle spese anticipate per l’impegno della Protezione civile in Abruzzo.

Lo ha stabilito un apposito decreto della Presidenza del consiglio dei ministri. Nel riparto dei fondi, le aliquote maggiori sono state assegnate alla Regione Emilia-Romagna e alla Provincia Autonoma di Trento: il rimborso all’Emilia-Romagna pari a circa il 90 per cento degli oneri anticipati per garantire le numerose attività svolte dal sistema regionale di Protezione civile nei tre campi di accoglienza gestiti direttamente (Piazza d’Armi a L’Aquila, Villa Sant’Angelo e Sant’Eusanio Forconese).

Un sistema che, oltre all’impiego della colonna mobile regionale, ha assicurato la turnazione di 3.000 volontari emiliano-romagnoli e 400 funzionari delle strutture regionali e degli enti locali. Il restante 10 per cento (circa 250.000 euro) delle spese anticipate è stato stanziato dalla Regione a titolo di solidarietà. «L’esperienza dell’Abruzzo», ha sottolineato il governatore Vasco Errani «è emblematica del modo in cui concepiamo l’operato della Protezione civile, in tutte le sue articolazioni. Un operato di grande qualità, integrato in un sistema coerente con la Protezione civile nazionale che ha il ruolo di comando, e forte della sua cultura della solidarietà».