Si scava alla ricerca di armi in casa del fratello del boss

La perquisizione con i metal detector anche nel giardino di Nazzareno Fasciani Famiglia coinvolta in passato in presunti traffici illeciti sul litorale romano

CAPISTRELLO. Hanno scavato nel giardino e con speciali metal detector hanno perlustrato le mura di casa. Un blitz per cercare armi e soldi. I carabinieri della compagnia di Ostia, con il sopporto dei militari della locale stazione, hanno eseguito la perquisizione nell’abitazione di Nazzareno Fasciani, il fratello del boss “don Carmine”.

I carabinieri hanno perlustrato la proprietà di Fasciani e hanno utilizzato delle attrezzature tecniche particolari.

L’uomo, che a Capistrello è stato per un periodo ai domiciliari, fu uno dei 51 arrestati nel luglio del 2013, quando scattò un maxi blitz della polizia ad Ostia, in cui vennero decapitati i vertici di una “cupola mafiosa” che si spartiva gli affari illeciti tra Roma e il litorale. Fasciani, per gli inquirenti, era il braccio destro di “don Carmine”. Quest’ultimo venne sottoposto al regime di carcere duro, il 41bis. Sulla perquisizione, coordinata dal comando provinciale di Ostia, gli inquirenti mantengono il massimo riserbo, anche se si tratterebbe di una nuova inchiesta condotta dall’Arma dei carabinieri. I militari hanno lavorato non solo all’interno dell’abitazione ma anche in un giardino.

A giorni è attesa la sentenza che definirà le posizioni delle 18 persone finite alla sbarra nel processo in cui è stata ricostruita la vita dell’associazione mafiosa. C’è stata a gennaio la requisitoria del procuratore generale Giancarlo Amato nel processo d’Appello che vede coinvolti anche i componenti delle famiglie Fasciani e Triassi, accusate di aver dominato in modo capillare e con modalità mafiose le attività illecite a Ostia. La pena più alta, 27 anni e 9 mesi di reclusione per associazione mafiosa, è stata chiesta per il boss, don Carmine Fasciani, fratello di Nazzareno. Per quest’ultimo è stata chiesta l’assoluzione. Quindici anni ciascuno sono stati chiesti per Vito e Vincenzo Triassi, in primo grado entrambi assolti, sotto processo per associazione mafiosa, accusati di aver fatto parte di Cosa nostra ricoprendo funzioni direttive nel territorio di Ostia per la cosca Caruana-Cuntrera. Le indagini alla base dell’accusa partirono nel luglio 2012, dopo il posizionamento di un ordigno esplosivo in uno stabilimento balneare di Ostia. A Capistrello furono sequestrati degli immobili.

Magda Tirabassi

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