tre anni fa la morte

Spallone dimenticato da Avezzano e Lecce nei Marsi

AVEZZANO. E su Mario Spallone cala l’oblio. Nel rendere l’estremo saluto al Professore, i sindaci di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, e di Lecce nei Marsi, Gianluca De Angelis, oltre a tesserne gli...

AVEZZANO. E su Mario Spallone cala l’oblio. Nel rendere l’estremo saluto al Professore, i sindaci di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, e di Lecce nei Marsi, Gianluca De Angelis, oltre a tesserne gli elogi, si erano impegnati a mantenerne vivo il ricordo, come segno di riconoscenza. Era il 16 maggio 2013. In questi tre anni, ci si sarebbe aspettati che al professor Spallone si fosse reso onore erigendogli un cippo o intitolandogli una piazza. Non solo ciò non è accaduto, ma non si è pensato neppure di ricordarlo con qualche iniziativa, in occasione dell’anniversario della morte. Ma Spallone non è un Carneade qualsiasi . Ex medico personale di Palmiro Togliatti, aveva i suoi interessi a Roma, dove possedeva varie cliniche, ma il suo cure batteva per Lecce nei Marsi. Così, lasciata ai fratelli e ai figli la gestione delle strutture sanitarie, si mise al servizio del paese che gli aveva dato i natali. Con lui sindaco (1970-1985) Lecce nei Marsi cambiò volto. Tutte le baracche costruite dopo il terremoto del 1915 furono rase al suolo e al loro posto furono realizzati 90 appartamenti. Fu il primo sindaco nella Marsica a cancellare la vergogna delle baraccopoli. Nel 1993 si avventurò in un’impresa che sembrava impossibile: fare il sindaco di Avezzano. La città, dopo Tangentopoli, che aveva decapitato la giunta, era allo sbando. Il Professore seppe infonderle fiducia e darle speranza. E Avezzano, da sempre feudo della Dc, volle voltare pagina, affidandosi al comunista Spallone. Il compito che lo attendeva non era facile. Bisognava ricostruire la città. E recuperare la fiducia nelle istituzioni che i cittadini avevano perso. Con quel piglio decisionista che lo caratterizzava si mise subito al lavoro. Avendo sempre come bussola l’interesse collettivo. Se prendeva una decisione era quella. Nessuno poteva fermarlo. Come quando si mise in testa che gli alberi nel centro della città andavano abbattuti. Ci furono manifestazioni e sit-in. Ma Spallone non mollò. E a guadagnarne non fu solo il decoro cittadino. Con l’abbattimento delle piante, sostituite con alberelli, i marciapiedi furono ristretti e lo spazio recuperato fu utilizzato per realizzare oltre 1.000 posti auto. E con i soldi incassati da quelli a pagamento furono stabilizzate circa 50 persone licenziate da imprese in crisi. Per mantenere il contatto con i cittadini, si inventò “Telefono aperto” su Atv7, l’emittente di cui era proprietario. Ogni settimana ognuno poteva segnalargli eventuali disfunzioni e disservizi. L’indomani, puntuale, sul posto arrivava una squadra di operai del Comune. Alle Comunali del 1997 gli avezzanesi, riconoscenti, gli riconfermarono la fiducia. Spallone sapeva circondarsi di validi collaboratori. Se un assessore non andava lo cacciava subito via, magari comunicandogli la decisione per telefono nel cuore della notte.

Oggi Avezzano e Lecce nei Marsi, per quanto Spallone ha fatto per esse, lo ripagano rimuovendone il ricordo.

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