Studenti cacciati per aver fumato una sigaretta

La denuncia di un avvocato di Teramo: l'Adsu li ha messi fuori dalla Campomizzi

L'AQUILA. «Studenti cacciati dalla nuova casa dello studente, residenza universitaria ex caserma Campomizzi, costretti a tornare frettolosamente nella loro terra, in Israele o in altre località d'Italia, lasciando incompiuti gli studi universitari all'Aquila». Lo sostiene l'avvocato Wania Della Vigna di Teramo (che rappresenta anche le parti civili nel processo per il crollo della Casa dello studente).

«Gli studenti» dice il legale «questa volta vanno via non a causa della paura dello sciame sismico o per una evacuazione della casa dello studente - a volte doverosa - bensì per aver fumato una sigaretta, nella sala studio, in una sola occasione, diversi mesi fa. Il dirigente dell'Adsu Luca Valente ha inoltrato il 15 febbraio 2011 a otto studenti universitari fuori sede, la revoca immediata del posto letto presso la ex caserma Campomizzi, contestando la violazione del regolamento della residenza universitaria, come sanzione per aver fumato negli spazi comuni, nella sala studio.

Due studenti, iscritti alla facoltà di Medicina e Chirurgia, beneficiari della borsa di studio, provenienti da Nazareth e da Tira (Israele), sono stati già costretti a lasciare la residenza, il giorno 22 febbraio (con preavviso di soli sette giorni a studenti stranieri) rinunciando definitivamente a laurearsi all'Aquila.

Gli altri sei giovani studenti - iscritti nelle facoltà di Medicina e Chirurgia, di Ingegneria, di Matematica e Fisioterapia, provenienti da Israele ma anche da zone d'Italia, come Larino (Campobasso), dovranno lasciare il posto letto, il 28 febbraio. Ad ogni studente è stato contestato un singolo episodio di fumo di sigaretta, risalente ciascuno a diversi mesi fa, nel periodo dal 23 novembre al 9 dicembre 2010, nella sala studio con finestra aperta.

Nella missiva - inviata dal direttore Adsu Luca Valente - non solo si revoca il posto letto presso la struttura residenziale ma si revoca altresì la borsa di studio, con efficacia retroattiva. Ne consegue che dovranno andare via dalla residenza ma anche dall'Aquila e dall'Università, perché gli studenti si vedono privare della propria borsa di studio, ottenuta per reddito e per meriti. La borsa di studio (5.000 euro circa) comprende anche le spese per la mensa e per bugdet personale.

I ragazzi inoltre avevano già versato il deposito cauzionale che forse non si vedranno restituire in quanto è stato chiesto loro dal dirigente anche il pagamento retroattivo - da settembre 2010 al 28 febbraio - perché decaduti da ogni beneficio. Pertanto i sei studenti hanno deciso di rivolgersi al mio studio legale affinchè possa essere valutata l'opportunità di tutelare i loro diritti nelle competenti sedi giudiziarie. Ma non potranno attendere i tempi della giustizia perché saranno mandati via lunedì. Dovranno tornare nella loro terra per una sigaretta». (g.p.)