Sulmona: continue aggressioni in ospedale, la polizia frena sul presidio fisso

6 Dicembre 2025

Il sindacato delle forze dell’ordine esprime perplessità sulla richiesta avanzata dal manager Costanzi, che però rassicura parlando di arrivi dalla questura e di integrazione con i vigilantes

SULMONA. «Si tratta di una proposta che, allo stato attuale, con queste dotazioni organiche, risulta impossibile da gestire senza compromettere ulteriormente i servizi essenziali già oggi in affanno». Così Walter Massimiliani, segretario regionale della Federazione sindacale di polizia frena il manager dell’Asl, Paolo Costanzi, sul ripristino del posto di polizia all’interno dell’ospedale di Sulmona dove, nell’ultimo mese, si sono registrate ben tre aggressioni ai danni degli operatori sanitari. La perplessità riguarda la grave carenza di organico che affligge il commissariato di Sulmona, dove risultano in servizio circa 40 unità, comprendenti però anche due funzionari, oltre a personale dei ruoli tecnici della polizia (non possono essere impiegati nei servizi operativi non più di cinque o sei agenti).

Oltre a questi bisogna considerare una quota fisiologica di personale con patologie anche legate all’età anagrafica media elevata (alcuni lungodegenti). In ultimo, nel giro di un anno andranno via altre tre unità per limiti anagrafici. Un quadro tutt’altro che roseo che non ha permesso ai dirigenti sindacali di salutare con entusiasmo la proposta del direttore generale dell’azienda sanitaria. Tuttavia, sul punto, Costanzi rassicura la polizia. «La mia richiesta al questore è proprio di provvedere con uomini della questura ed è ovvio che ci possano essere dei problemi di organico», precisa il manager, che, per alzare il livello di sicurezza tra gli operatori sanitari, ha intenzione anche di coinvolgere la guardia armata da alternare con il posto di polizia proprio per calmierare le esigenze di sicurezza nell’ambiente ospedaliero con le carenze di organico delle forze dell’ordine.

Il problema sicurezza nell’ospedale cittadino è riesploso nell’ultimo periodo. Tre i casi finiti sotto la lente delle forze dell’ordine. Il primo risale alla notte tra il 15 e 16 novembre scorsi quando una dottoressa a contratto di collaborazione individuale del pronto soccorso era stata minacciata di morte da un professionista. «Ti salvi solo perché sei donna sennò già stavi in coma», aveva detto l’uomo. La dottoressa aveva poi accusato un malore. Il 20 novembre un’infermiera di diabetologia era stata insultata da un paziente a cui gli era stata spostata la visita. La donna si era fatta visitare dai colleghi del pronto soccorso. L’altro giorno a fare i conti con le intemperanze dei pazienti è stata un’infermiera del laboratorio analisi, raggiunta da una provetta delle urine in pieno volto. Il clima di tensione aveva portato inoltre gli operatori sanitari del pronto soccorso a denunciare gli odiatori del web per aver pubblicato sui social commenti dal tenore offensivo e diffamatorio.

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