Terremoto L'Aquila, processo Grandi rischiParisse in aula: "Mi fidai e ho perso due figli"

La testimonianza del caporedattore del Centro nel processo per le presunte rassicurazioni fornite dagli esperti prima del terremoto del 6 aprile 2009. "Mi sono sentito rassicurato ed ero certo che non ci sarebbero state scosse più forti. Quella notte non invitai né me stesso né i miei familiari a uscire di casa"

L'AQUILA. "Dalla riunione della commissione ebbi la certezza, che mi veniva dal fatto che fosse composta da scienziati, che avevano comunicato all'esterno una rassicurazione alla popolazione: lo sciame c'è, L'Aquila è zona sismica, però non c'è nessun elemento che ci possa fare pensare a una scossa forte". Lo ha affermato il caporedattore del Centro, Giustino Parisse, ascoltato oggi come testimone nel processo alla commissione Grandi rischi, accusata di avere fornito false rassicurazioni agli aquilani. Parisse nel sisma ha perso il padre e i due figli adolescenti.

Quello alla commissione Grandi rischi è uno dei principali processi legati al sisma del 6 aprile 2009 che ha distrutto L’Aquila. Sotto accusa per omicidio colposo plurimo ci sono i componenti della commissione. Gli imputati sono sette: Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Mauro Dolce e Claudio Eva. Secondo l’accusa, rappresentata dal pm Fabio Picuti, nella riunione del 31 aprile 2009 gli esperti rassicurarono gli aquilani con messaggi tranquillizzanti sull’ipotesi di un forte terremoto. Poi, invece, fu la catastrofe.

Tutto il processo è partito dall'avvocato Antonio Valentini che in una denuncia ha posto un quesito: "visto che i terremoti non sono prevedibili su quali presupposti si è detto che il terremoto all'Aquila non ci sarebbe stato? ". I testimoni sono stati chiamati a deporre da Picuti per dimostrare che prima della riunione essi e i loro parenti morti sotto le macerie fossero soliti uscire dalle loro abitazioni in caso di scosse mentre dopo le esternazioni delle commissione le abitudini cambiarono arrivando a sottovalutare i rischi. L'accusa ruota tutta lì.

Invitato dal pubblico ministero Fabio Picuti a precisare cosa fosse cambiato in lui dopo la riunione della Cgr, Parisse ha spiegato: "Mi sono sentito rassicurato ed ero certo che non ci sarebbero state scosse più forti, tanto da arrivare a una catastrofe. Di questo rassicuravo la mia famiglia", ha concluso con amarezza. Quanto ai mutamenti del suo comportamento dopo la riunione ha aggiunto: "Il 30 marzo (scossa prima della riunione, ndr) uscii di casa e rimanemmo fuori. Quella notte, invece non invitai nè me stesso nè i miei familiari a uscire perché ero sicuro che non potessero accadere altre scosse catastrofiche".

"Personalmente non ho nulla contro i componenti di quella commissione", ha concluso Parisse, "qualcuno di loro l'ho anche conosciuto dopo, ma mi interessa dal punto di vista storico che questa vicenda venga chiarita fino in fondo anche dal punto di vista della responsabilità penale. Da questo processo non mi aspetto nulla, quello che ho perso l'ho perso il 6 aprile e nessuno me lo ridarà".

Il processo alla commissione Grandi rischi riprenderà  al 30 novembre prossimo.

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