Tra le meraviglie del Gran Sasso palestra degli alpini

Il Parco nazionale che abbraccia tre regioni e 5 province luogo privilegiato per l’addestramento dei militari

L’AQUILA. Il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, terzo in Italia per estensione e tra i primi in Europa per qualità paesaggistica e biodiversità, da sempre è stretto in un rapporto discreto e operoso con gli Alpini. La morfologia, in prevalenza montuosa, del Parco, che con suoi 150.000 ettari di superficie interessa il territorio di tre regioni: Abruzzo, Marche e Lazio, cinque province: L’Aquila, Teramo, Pescara, Rieti ed Ascoli Piceno e ben quarantaquattro comuni, offre ambienti adatti ad ospitare le sessioni di training e addestramento dei militari, storicamente usi “alle nude rocce, ai perenni ghiacciai …sulle creste vertiginose, sulle diritte pareti e oltre i crepacci insidiosi”, come recita la nota “preghiera dell'Alpino”. Alcuni primati rendono unico questo Parco. Quelli della natura, in primis, che com’è noto registrano la presenza della vetta più elevata dell’Appennino, il Corno Grande (2912 metri) e del ghiacciaio più meridionale del continente, il Calderone. Ad essi si aggiungono i primati della governance che vedono l’attuazione, dal 1998 a oggi, di ben dodici progetti comunitari “Life” tradotti in interventi di tutela tesi a integrare gli interessi collettivi di conservazione e le attività socio-economiche tradizionali della montagna. Grazie alle attente politiche gestionali, l’area protetta oggi è un paradiso di biodiversità: con i camosci, in particolare, che ne sono il simbolo e che, quasi estinti sul finire del ’900, con circa seicento unità sono tornati a popolare l’intera catena del Gran Sasso, consentendo di liberare esemplari anche in altri parchi: si tratta dello stesso animale simbolo della Compagnia 108 del Battaglione Alpini L’Aquila, il cui motto recita la frase in dialetto “A zump di camosc”. Al successo nella reintroduzione dell’ungulato, si aggiunge quello nella tutela di specie preziose come il lupo e l’aquila reale, i cui nuclei riproduttivi sono in aumento, e nella conservazione della flora, che conta diverse migliaia di specie. Nel parco la relazione con gli Alpini, che sono presenti capillarmente sul territorio nelle forme organizzative dell’Ana (Associazione Nazionale Alpini), da sempre è nutrita di passione, rispetto e autentico afflato con le comunità locali, cioè di quello spirito di servizio che li rende vigili e desti nel portare mani e cuore dove vi sia bisogno, soprattutto in situazioni di emergenza, come generosamente hanno fatto in seguito al sisma dell’Aquila del 2009 in tanti paesi dell’area protetta. Del resto la quasi totalità dei comuni del Parco possiede Gruppi Alpini impegnati a far vivere il territorio con iniziative di conoscenza e valorizzazione: giornate ecologiche, escursioni in natura, riqualificazione di aree d’interesse turistico e storico. Attivi sono in tal senso e tra i tanti, quelli di Assergi, Valle Castellana, nei Monti della Laga, Paganica e Isola del Gran Sasso, Gruppo, quest’ultimo, che ospita, al santuario di San Gabriele, l’annuale raduno sezionale in memoria dei caduti della campagna di Russia. Nel 1992 l’Ana Abruzzi ha restituito alla collettività del Parco, restaurandola, la chiesetta della Madonna della Neve a Campo Imperatore, benedetta l’anno successivo da Papa Giovanni Paolo II. Il Gruppo Alpini di Assergi ne cura la manutenzione e il decoro, conservando con orgoglio il ricordo della visita del Santo e del suo messaggio, echeggiato nella vastità dell’altipiano, laddove “il silenzio della montagna e il candore delle nevi parlano di Dio”.

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