Traffico di rare monete antiche: ottantenne finisce ai domiciliari
L’aquilano è coinvolto in una vasta operazione avviata dalla Procura di Trani, 51 le persone indagate I carabinieri gli trovano in casa un tesoro di valore inestimabile: acquistava la “merce” dai tombaroli
L’AQUILA. Quando i carabinieri lo hanno arrestato e gli hanno sequestrato decine di monete antiche dall'inestimabile valore si è messo a piangere. Anche un pensionato aquilano è coinvolto nella maxi operazione “Canusium” dei carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale che vede in tutto 51 indagati e 21 misure cautelari (quattro in carcere, 12 ai domiciliari e cinque con l’obbligo di firma e di dimora) a vario titolo per ricettazione, furto ed esportazione illecita di reperti archeologici e numismatici.
L’ARRESTO
N.N., 80 anni dell’Aquila, è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di ricettazione. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, acquistava principalmente monete di epoca romana, rare e di pregio, dai cosiddetti tombaroli che operavano tra la Campania e la Puglia – queste le sedi degli scavi archeologici illegali – con lo scopo di rivenderle sul mercato nero anche all’estero. In casa del pensionato sono state trovate decine di monete di epoca romana di provenienza illegale, alcune dal valore inestimabile, pronte per essere rivendute. L’anziano ricettatore di reperti archeologici, secondo gli investigatori, era appassionato collezionista e operava da anni nel mercato illecito legato al commercio di numismatici di dubbia provenienza. Monete in oro, argento e bronzo il cui valore è stimato trai 15mila e i 60mila euro.
I SEQUESTRI
Non solo monete, ma anche monili, brocche, crateri a campana, skyphos, kantharos, lucerne e fusi in ceramica di periodi storici differenti: sono oltre 3.600 i reperti recuperati e sequestrati nel corso dell’intera operazione. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani su richiesta dalla Procura, nei confronti di 21 persone ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione a delinquere finalizzata allo scavo clandestino, furto, ricettazione e esportazione illecita di reperti archeologici e numismatici. Decine sono state le perquisizioni disposte dall’ufficio giudiziario inquirente tranese.
LE INDAGINI
L’attività investigativa è stata avviata nel 2022 a seguito dell’individuazione nelle campagne di Canosa di diversi scavi clandestini. Supportata da attività tecniche, dinamiche e telematiche, l’inchiesta sviluppata e ampliata anche sul piano internazionale, a partire dallo scorso autunno ha consentito di individuare un’organizzazione criminale e piramidale composta da tombaroli, ricettatori di zona di primo livello, ricettatori areali di secondo livello e trafficanti internazionali. Il sodalizio, una sorta di “mafia dell’arte”, con basi operative nella provincia di Barletta-Andria-Trani con diramazioni in Campania, Lazio e nel resto della Puglia, aveva avviato un canale commerciale di monete archeologiche che, frutto di scavi clandestini, venivano poi cedute dai vari ricettatori ai diversi trafficanti internazionali, i quali provvedevano a immetterle sul mercato illecito globale attraverso case d’asta estere. Nel corso delle investigazioni sono state recuperati e sequestrati anche 60 tra metal detector e arnesi per lo scavo clandestino, nonché documenti contabili attestanti le transazioni illecite in Italia e con l’estero. Le misure e le perquisizioni sono state eseguite in Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Puglia e Trentino Alto Adige. Durante le investigazioni si è rivelata di fondamentale la consultazione della “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti” del ministero della Cultura, gestita, alimentata e sviluppata sul piano tecnologico dai carabinieri dell’Arte. Si tratta del database più grande del mondo nel suo genere, con oltre 1.3 milioni di documenti relativi a opere da ricercare.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ARRESTO
N.N., 80 anni dell’Aquila, è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di ricettazione. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, acquistava principalmente monete di epoca romana, rare e di pregio, dai cosiddetti tombaroli che operavano tra la Campania e la Puglia – queste le sedi degli scavi archeologici illegali – con lo scopo di rivenderle sul mercato nero anche all’estero. In casa del pensionato sono state trovate decine di monete di epoca romana di provenienza illegale, alcune dal valore inestimabile, pronte per essere rivendute. L’anziano ricettatore di reperti archeologici, secondo gli investigatori, era appassionato collezionista e operava da anni nel mercato illecito legato al commercio di numismatici di dubbia provenienza. Monete in oro, argento e bronzo il cui valore è stimato trai 15mila e i 60mila euro.
I SEQUESTRI
Non solo monete, ma anche monili, brocche, crateri a campana, skyphos, kantharos, lucerne e fusi in ceramica di periodi storici differenti: sono oltre 3.600 i reperti recuperati e sequestrati nel corso dell’intera operazione. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani su richiesta dalla Procura, nei confronti di 21 persone ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione a delinquere finalizzata allo scavo clandestino, furto, ricettazione e esportazione illecita di reperti archeologici e numismatici. Decine sono state le perquisizioni disposte dall’ufficio giudiziario inquirente tranese.
LE INDAGINI
L’attività investigativa è stata avviata nel 2022 a seguito dell’individuazione nelle campagne di Canosa di diversi scavi clandestini. Supportata da attività tecniche, dinamiche e telematiche, l’inchiesta sviluppata e ampliata anche sul piano internazionale, a partire dallo scorso autunno ha consentito di individuare un’organizzazione criminale e piramidale composta da tombaroli, ricettatori di zona di primo livello, ricettatori areali di secondo livello e trafficanti internazionali. Il sodalizio, una sorta di “mafia dell’arte”, con basi operative nella provincia di Barletta-Andria-Trani con diramazioni in Campania, Lazio e nel resto della Puglia, aveva avviato un canale commerciale di monete archeologiche che, frutto di scavi clandestini, venivano poi cedute dai vari ricettatori ai diversi trafficanti internazionali, i quali provvedevano a immetterle sul mercato illecito globale attraverso case d’asta estere. Nel corso delle investigazioni sono state recuperati e sequestrati anche 60 tra metal detector e arnesi per lo scavo clandestino, nonché documenti contabili attestanti le transazioni illecite in Italia e con l’estero. Le misure e le perquisizioni sono state eseguite in Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Puglia e Trentino Alto Adige. Durante le investigazioni si è rivelata di fondamentale la consultazione della “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti” del ministero della Cultura, gestita, alimentata e sviluppata sul piano tecnologico dai carabinieri dell’Arte. Si tratta del database più grande del mondo nel suo genere, con oltre 1.3 milioni di documenti relativi a opere da ricercare.
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