«Troppi rumori», ristorante chiuso

Provvedimento del tribunale. Venditti: un'ingiustizia

AVEZZANO. Il tribunale di Avezzano dispone la chiusura di «Venditti Tiporistoro», ristorante che si trova in XX Settembre, perché «lede la tranquillità della collettività condominiale e costituisce un rischio per la salute degli inquilini del condominio». Venticinque persone sono rimaste senza lavoro.

Al centro della questione ci sarebbero dei rumori molesti causati da un macchinario che renderebbe invivibili gli appartamenti dell'edificio. Tutto è cominciato con una procedura di urgenza avviata dai residenti della palazzina e il giudice in un primo momento ha disposto la rimozione di un macchinario che produceva i rumori oggetto del contendere.

La famiglia Venditti, composta da noti imprenditori di Luco dei Marsi, ha fatto ricorso sostenendo che il macchinario produceva rumori nella norma, ma i condomini si sono opposti e il giudice ha disposto la chiusura. Il difensore dei Venditti, Edmondo Panella, sostiene che la procedura seguita dall'ufficiale giudiziario non è corretta e il provvedimento, alla luce di alcuni interventi di sistemazione, ha cambiato lo stato di fatto del macchinario. Sulla modifica del provvedimento cautelare il collegio giudicante del tribunale di Avezzano non si è pronunciato e ora sarà la Corte d'Appello a doversi pronunciare nell'udienza di luglio. Nel frattempo il locale è stato chiuso e il legale ha chiesto che l'udienza venga anticipata.

I giudici dell'Aquila dovranno pronunciarsi anche sulla procedura dell'ufficiale giudiziario. La famiglia Venditti sostiene di essere «vittima di un'ingiustizia», affermando che la propria attività «è stata sempre svolta nel rispetto delle norme di legge, di regolamento e di convivenza». All'esterno del locale sono state affisse le sentenze e dei cartelli con la scritta «vergogna». La difesa dei ristoratori sostiene che non siano state eseguite misurazioni strumentali delle immissioni lamentate dai condomini. L'attività commerciale dà lavoro a 25 dipendenti che ora rischiano il posto. (p.g.)

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