Uccisi dalla valanga a Campo Felice, ascoltato il superstite 

I tre amici “traditi” da uno snowboardista che era passato nella zona pochi minuti prima: pensavano di non correre pericoli

LUCOLI. Sapevano che c’erano i cartelli di divieto e che il rischio valanghe era marcato. Ma sono stati traditi dal passaggio di uno snowboardista nello stesso punto dove pochi minuti dopo è avvenuto il distacco della neve. Pensavano di poter fare anche loro il fuoripista, così come l’uomo che li aveva preceduti.
È quanto emerge dalla ricostruzione dei carabinieri che hanno ascoltato il sopravvissuto Americo Guerrazzi e altri due sciatori testimoni del dramma costato la vita a Massimo Urbani e Massimo Franzè. Il sostituto procuratore dell’Aquila, David Mancini, ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, e le indagini sono affidate ai carabinieri di Rocca di Mezzo, coordinati dal capitano Pietro Fiano della Compagnia di Avezzano. Potrebbe essere nominato un consulente tecnico per capire se la valanga possa essere stata provocata dagli stessi sciatori. Gli stessi militari hanno accertato la regolare presenza di recinzioni e appositi cartelli (lungo i tracciati battuti e alle biglietterie) a segnalare il divieto assoluto dei fuoripista.
Ieri, intanto, è stata eseguita l’autopsia sui corpi delle due vittime. Per entrambi gli sciatori è stato fatale l’impatto con gli alberi di un bosco. Le date dei funerali, fino a ieri sera, non erano state stabilite. Sia Urbani che Franzè, di Roma, erano molto legati all’Abruzzo e conoscevano le montagne della regione. La famiglia di Urbani è originaria di Ortona dei Marsi e nel cimitero del paese, dopo i funerali nella capitale, potrebbe essere riportata la salma. Nelle prossime ore il ferito potrebbe lasciare l’ospedale San Salvatore dell’Aquila.
La tragedia, la seconda in pochi giorni a Campo Felice, è avvenuta domenica mattina nella zona detta dell’Anfiteatro. L’allarme ha mobilitato tempestivamente la macchina dei soccorsi ma per due dei tre sciatori non c’è stato scampo.
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