Università, la rettrice punta sulla qualità

Inverardi: si tornano a pagare le tasse, segno di normalità. Dagli studenti critiche su tutti i fronti. Iscritti, dati da definire

L’AQUILA. Un’università glocal. In grado di aiutare lo sviluppo locale ma senza perdere di vista l’orizzonte internazionale, europeo prima di tutto. Un ateneo che sappia camminare sulle proprie gambe. Quello dell’Aquila ha tutti gli strumenti per essere competitivo con quelli abruzzesi e italiani: dal Gran Sasso Institute ai Laboratori di fisica nucleare, dai conservatori di musica all’Accademia di belle arti, sintomo di una comunità di creativi. Così ha descritto il «suo» ateneo la rettrice Paola Inverardi, che ieri per la seconda volta ha presieduto la cerimonia di apertura dell’anno accademico 2014/2015, che segnerà il ritorno alla normalità con il contestatissimo ritorno delle tasse.

Quanto è competitivo l’ateneo dell’Aquila? Impossibile capirlo se il «mercato» resta edulcorato da meccanismi artificiali come la sospensione delle tasse.

Una lunga relazione quella che la Inverardi ha letto di fronte a una platea composta da tutti i rappresentanti istituzionali, le associazioni di categoria, le forze di polizia, l’arcivescovo metropolita Giuseppe Petrocchi e quello emerito Giuseppe Molinari, i sindaci di diverse città abruzzesi, tra cui quelli di Pescara, Marco Alessandrini e di Avezzano, Giovanni Di Pangrazio. Ospiti anche il sindaco Massimo Cialente, il presidente della Regione Luciano D’Alfonso e il neovicepresidente del Csm Giovanni Legnini, che ha chiuso i lavori.

«Siamo in un contesto di politiche nazionali restrittive di finanza pubblica», ha esordito la Inverardi, «e nello stesso tempo siamo chiamati a competere a livello di politica internazionale. Dobbiamo contare sul 20% di finanziamenti in meno rispetto al 2013». Di qui la scelta di porre il numero chiuso «in quattro corsi di laurea che prima non lo erano» per continuare a programmare un’offerta formativa e una didattica di qualità. E di qui, senz’altro, anche la decisione di reintrodurre le tasse, sospese per cinque anni dal Miur per aiutare a uscire dall’emergenza post-sisma. Tasse che daranno ossigeno alle casse dell’ateneo salvando «gli universitari di qualità», i più motivati a portare avanti gli studi. «A darci ragione saranno i risultati dell’andamento dell’ateneo tra due o tre anni», ha detto la Inverardi. Per ora ci si deve accontentare dei dati parziali che, alla data di ieri, parlano di 10576 iscritti (il 28 ottobre del 2013 erano 7833), ma per un confronto più corretto e definitivo si dovrà aspettare giugno. «L’ateneo che vogliamo è un laboratorio di creatività, agente attivo di sviluppo locale, che sappia valorizzare il proprio patrimonio di competenze», ha spiegato la rettrice. E su tutto, naturalmente, deve stare «l’imperativo dell’internazionalizzazione». Ma l’Università dell’Aquila è inserita in una città da ricostruire. Non lo ha sottolineato soltanto la rettrice; lo ha detto anche Arianna Fiorenza, presidente del Consiglio studentesco. «A 2031 giorni dal sisma», ha ricordato, «la struttura polifunzionale di Coppito che ospitava la mensa, una sala studio e uno spazio informatico, è ancora in rovina e non è dato sapere quando sarà finanziato un progetto esecutivo, quando si potrà uscire da mense e bar ancora nei container». Tra i tanti diritti dimenticati «c’è quello alla mobilità: spostarsi in un territorio così vasto e caotico è impossibile». A evidenziare alcune criticità riguardanti gli amministrativi è stato il loro rappresentante, Massimo Prosperococco: «L’Università rappresenta la prima azienda del territorio in quanto a numero di dipendenti: 503 solo tra tecnici e amministrativi», ha spiegato, «in una città di 70mila abitanti, una realtà che coinvolge direttamente oltre 1500 persone riveste un ruolo determinante». Al direttore del Dipartimento di Scienze Umane Simone Gozzano, è stata affidata, infine, la prolusione.

Marianna Gianforte

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