Venerdì santo Scoppia la polemica sulla processione

Un gruppo di cittadini chiede il rispetto della tradizione Il vescovo monsignor Spina pronto alla “mediazione”

SULMONA. A un mese dalla Pasqua si accende in città la polemica sulle processioni e in particolare su quella del venerdì santo. Da un lato c’è l’Arciconfraternita della Trinità che è tenuta ad applicare il regolamento sulle processioni e dall’altro c’è un gruppo di cittadini che ha raccolto tremila firme per tornare all’organizzazione tradizionale dell’evento. Nel mezzo resta la città attonita, in attesa che la polemica rientri e che si ufficializzi il via alle celebrazioni liturgiche più importanti della storia sulmonese. Per ora il vescovo Angelo Spina, chiamato in causa da più parti, preferisce non rilasciare dichiarazioni e si dice pronto al confronto tra le parti. Un incontro è stato già programmato con una delegazione del coro per sabato 27 febbraio. Le richieste del comitato di cittadini che difende il valore tradizionale del celebre evento sono contenute in una lettera che sarà spedita all’Arciconfraternita della Trinità. Tra queste ci sono l’eliminazione dei megafoni, la limitazione della presenza dei fotografi, il ripristino del percorso precedente su piazza Plebiscito (all’altezza della chiesa della Tomba) e il rientro senza interruzione davanti all’Annunziata. Proposte che difendono anche il valore folcloristico e tradizionale della processione del Cristo morto, che però si scontrano con l’intento dell'Arciconfraternita di rispettare in primis il valore religioso dell’evento. L’anno scorso, ad esempio, si creò una polemica sul divieto di fare una sosta nei pressi della chiesa della Tomba, dove coristi e figuranti si rifocillavano con panini e bibite. Più volte il vescovo ha ribadito, invece, che durante la processione si deve pregare e cantare il Miserere. La processione del venerdì santo venne istituita nell’ultimo decennio del Seicento dai Gesuiti. Inizialmente gestita dalla Compagnia dei Nobili, dopo l’unità d’Italia venne affidata alla Confraternita della Trinità, che si trova nell’omonima e antica chiesa di corso Ovidio. I confratelli sono contraddistinti da un saio rosso con bavero bianco. Alle 20 la processione esce dalla chiesa e da qui si snoda in religioso silenzio lungo le vie della città, seguendo uno schema prestabilito. La processione attraversa le vie cittadine seguendo un itinerario ben preciso i cui i tratti salienti sono via Ercole Ciofano (direzione Ovest), San Panfilo (direzione Nord), porta Napoli (direzione Sud) dopo essere passata per piazza Garibaldi (direzione Est). Il percorso non è casuale, ma vuole tracciare una croce immaginaria che rimanda a valenze e significati di carattere simbolico-religioso. Nei pressi di piazza Garibaldi si assiste allo scambio di consegne tra i confratelli della Trinità e quelli della Madonna di Loreto, coi primi che cedono il tronco e le statue del Cristo morto e della Madonna ai secondi. È questa una delle scene più suggestive, sullo sfondo degli archi dell’acquedotto medievale. Tra i protagonisti della sacra rappresentazione c’è il coro col suo tradizionale “struscio”, un incedere cadenzato dei piedi che sfiorano il suolo, mentre si intona uno straziante Miserere. Proprio in difesa di ogni passaggio dell’evento è partita una raccolta firme e una pagina Facebook dedicata (“Salviamo la tradizione del venerdì santo di Sulmona”).

Federica Pantano

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