Abruzzo, il flop dei cicciobelli incravattati alle comunali 2016

L'analisi del direttore del Centro: i ballottaggi di domenica hanno detto la gente ha voglia di rinnovamento. Se il Pd si è salvato in corner, è proprio perché in Abruzzo è riuscito a proporre qualche faccia nuova
Non ha torto Antonio Razzi a dire che l'Abruzzo si è stufato dei “Cicciobelli incravattati”: lo sfogo del senatore è rivolto al suo ammaccatissimo partito, Forza Italia, ma i ballottaggi di domenica hanno detto che su tutta la linea la gente ha voglia di rinnovamento.
Se il Pd si è salvato in corner, è proprio perché è riuscito a proporre qualche faccia nuova, con la quale ha ripreso per i capelli Vasto, che sembrava perduta dopo il primo turno, e ha strappato Roseto al centrodestra.
A Lanciano poi ha funzionato l'immagine di galantuomo di Mario Pupillo, che pur essendo il sindaco uscente forse è apparso meno vecchio del candidato di centrodestra, Errico D'Amico, erede di una piccola dinastia politica locale, mentre a Sulmona ha funzionato il volto nuovo di Annamaria Casini, che del Pd non è ma, fa riferimento a un ras locale che attualmente fa squadra in regione con il centrosinistra, Andrea Gerolosimo.
Se a tutto questo si unisce il trionfo al primo turno di Antonio Luciani a Francavilla, si ha il quadro di un Pd che, per dirla con linguaggio calcistico, non convince ma vince, avendo tuttora in mano la Regione e i due centri più importanti d'Abruzzo, L'Aquila e Pescara.
Tutt'altro risultato porta a casa il centrodestra, ormai azzerato da una classe dirigente autoreferenziale e incapace di selezionare volti nuovi da proporre nei municipi più importanti.
E non tocca palla neppure il Movimento Cinque Stelle, nonostante l'onda lunga di un successo nazionale che ha assunto proporzioni clamorose a Roma e a Torino, con candidate giovani e credibili.
Sarebbe facile gettare la croce addosso ai dirigenti locali, dai cittadini-parlamentari alla pattuglia del consiglio regionale, guidata dalla maestrina Sara Marcozzi. Ma sarebbe un errore: i grillini hanno scelto una strada originale della politica italiana, ovvero quella di presentarsi solo con personaggi di provata fede e affidabilità agli occhi del Movimento.
Per loro si tratta di un passaggio a vuoto, ma non certo di un sintomo di declino paragonabile al flop del centrodestra: lavorano su tempi lunghi e aspettano, allevando candidati/e che si preparano al bersaglio grosso delle città più importanti. A cominciare da Pescara.
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