Addio Di Credico, per anni “voce” del Trofeo Matteotti
PESCARA. Per anni è stata la voce narrante del Trofeo Matteotti, conosceva a memoria tutto l’almanacco del ciclismo abruzzese e italiano. Mario Di Credico, 84 anni, malato da tempo, è morto giovedì...
PESCARA. Per anni è stata la voce narrante del Trofeo Matteotti, conosceva a memoria tutto l’almanacco del ciclismo abruzzese e italiano. Mario Di Credico, 84 anni, malato da tempo, è morto giovedì sera, intorno alle 21, nella sua abitazione di Colle Renazzo, a Pescara.
Lascia la moglie Elena, le figlie Priscilla e Giusy, il genero Paride, i nipoti Desirée e Davide. Non è previsto il rito funebre. Chi vorrà dargli l'ultimo saluto può recarsi nella casa funeraria Fratelli De Florentiis di via Tavo, 1, che oggi rimarrà aperta dalle 8.30 alle 19.
La disabilità non ha fermato la grande passione di Di Credico per il ciclismo, ma anche per il calcio, che ha seguito con entusiasmo dalla metà degli anni '50 fino al 1996. Nella sua casa conserva un immenso archivio di articoli, immagini, pezzi rari di storia che legavano alcuni dei suoi idoli, Coppi, Bartali, Moser, a quel mondo a cui non avrebbe mai rinunciato.
Il ricordo del sindaco di Penne, Gilberto Petrucci, giornalista ed ex ciclista dilettante: «Era una persona straordinaria, conosceva a memoria tutto l’almanacco del ciclismo abruzzese e italiano. Per tanti anni è stato speaker ufficiale del Matteotti, sempre presente anche alle mie gare. Aveva il vezzo di etichettare gli sportivi, mi chiamava pennellone. Era molto pignolo, una brava e buona persona». Renato Ricci, per 25 anni, dal 1996 alla 71esima edizione organizzatore del Trofeo (ereditato dallo zio Fulvio Perna che ha tenuto in vita la manifestazione dal 1945 al 1995), rivive i giorni in cui Mario Di Credico «girava in macchina con l’altoparlante e raccontava le corse, parlava per 4-5 ore di seguito. Era preparatissimo, un sapere infinito dello sport che più amava. Era una persona che non dava molta confidenza, ma gentile e rispettosa». Maurizio Delli Gatti, ricercatore sportivo: «Mario era la memoria storica del ciclismo. Mi ha fornito molto materiale d’archivio. Era tifoso di Coppi, Bartali e Moser e possedeva immagini e documenti rari». Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista: «Saluto l’amico Mario, vero antifascista. Mario è riuscito a pedalare per una vita con la voce, la scrittura, la poesia e la passione per lo sport e per la sua comunità, una vitalità irrefrenabile».