«Alfano mandi gli ispettori a Pescara»

Rapporto del Nas, raffica di reazioni politiche: c’è anche chi invoca il ritorno alle urne.

PESCARA. E’ l’effetto Nas, o meglio della richiesta di arresto avanzata dai carabinieri nei confronti dell’accusatore numero 1 di Sanitopoli, Vincenzo Angelini, un mese prima che scattassero gli arresti della giunta regionale. C’è chi sollecita un’ispezione a Pescara, chi vorrebbe tornare al voto, chi invoca un risarcimento per gli indagati. L’inchiesta sulla sanità non è ancora approdata a una sentenza, anzi il processo non è neanche cominciato, ma la politica nazionale torna a interrogarsi sugli effetti degli arresti che il 14 luglio 2008 costarono il carcere al governatore Ottaviano Del Turco e segnarono la fine della giunta regionale di centrosinistra.

Il caso Del Turco, specie dopo le dichiarazioni di due giorni fa di Franco Marini al Centro («Angelini unica prova contro Del Turco: era necessario l’arresto?»), ieri è rimbalzato su tutti i tg nazionali e i quotidiani più importanti. La prima reazione arriva da Marco Di Lello, coordinatore della segreteria nazionale del Partito socialista. «Non si può non restare sconcertati dalla lettura degli atti giudiziari che portarono all’arresto di Del Turco e alle sue dimissioni da governatore dell’Abruzzo pubblicati da “La Stampa”», che parla di accuse crollate nei confronti dell’ex governatore. «Ora», aggiunge Di Lello, «non si può che attendere con fiducia l’esito del processo, ma intanto credo che sarebbe utile che il ministro della Giustizia Angelino Alfano mandasse propri ispettori a verificare se la procura pescarese e il gip dell’inchiesta abbiano agito in nome di una correttezza e una trasparenza di cui appare legittimo quantomeno dubitare».

L’opera di Del Turco, che secondo Marini operò consistenti tagli ai rimborsi di Angelini, è al centro dell’intervento anche di Daniele Capezzone del Pdl: «Il ben noto circuito mediatico-giudiziario ha l’effetto di colpire un esponente politico con effetto immediato, salvo poi scoprire, dopo un tempo troppo lungo, che le accuse si fanno sempre più fragili, e l’impianto accusatorio fa acqua da tutte le parti». Poi, riferendosi a Del Turco: «A questo punto, chi lo risarcirà? Chi gli restituirà quello che gli è stato oggettivamente tolto in questi 18 mesi?». Capezzone ha poi sottolineato che la vicenda «è la conferma della viltà politica, e anche umana, di una sinistra che solo ora osa balbettare qualcosa, ma per lunghi mesi ha taciuto, fingendo di non vedere, di non sentire e di non capire, e di fatto ha alimentato la logica del tritacarne giustizialista».

Sintetico Gianfranco Rotondi, ministro per l’Attuazione del programma di governo: «Sono lieto per Del Turco, ma non stupito: il giorno dell’arresto scommisi sulla sua onestà, a differenza del suo partito». Il segretario del Psi, Riccardo Nencini, individua la “soluzione” nel ritorno alle urne: «Finalmente la verità su Ottaviano Del Turco viene a galla, ma ora cosa farà la giunta Chiodi, si dimetterà? Nessuno può dimenticare infatti che l’arresto di Del Turco lo costrinse alle dimissioni da governatore con tutta la giunta e che le elezioni anticipate sull’onda dell’inchiesta, portarono alla vittoria del centrodestra. Non sarebbe giusto restituire agli elettori il diritto di rivotare e correggere l’errore?».

Duro attacco alla magistratura, invece, dal segretario del Pri Francesco Nucara: «E’ l’ennesima dimostrazione di una magistratura priva di credibilità. Sul caso Del Turco le falle erano evidenti fin dall’inizio. Il problema è che vi sono magistrati che non se ne accorgono nemmeno ora e che si oppongono ad ogni misura per rimediare ai loro errori. Nessuno potrà mai risarcire moralmente il governatore per il danno, il dolore e il tempo passato tra carcere e domiciliari, senza contare l’estromissione dalla vita politica».