Auto fuori strada, muore bimbo di 3 anni 

Incidente sulla via di casa: la madre ha perso il controllo per l’asfalto bagnato, il piccolo Kilian sbalzato fuori dal finestrino

ROSCIANO. A tre anni adorava stare scalzo, Kilian. E scalzo è morto, ieri pomeriggio. Le sue scarpette da tennis bianche sono ancora sul cruscotto della macchina ferma sotto la pioggia battente, tra fango ed erba. Un metro più avanti, lungo la provinciale 84 che collega Villareia a Scafa, il telone verde che copre il corpo del bambino. È lui, Kilian De Luca, nato il primo luglio del 2016, la vittima dell’incidente che ieri pomeriggio ha coinvolto anche la mamma Martina Stefania D’Alessandro, 31 anni, che guidava, lo zio paterno Stefano, che viaggiava dal lato del passeggero, e la sorellina di Kilian, Swami, sei anni, seduta dietro accanto al fratello. A bordo della Renault Megane stavano tornando verso casa, a Turrivalignani, in contrada Pescarina dove genitori, nonni e zii abitano tutti vicini. Una grande famiglia, da ieri d’improvviso senza futuro e senza sorrisi, senza la parlantina di quel piccoletto, castano e occhi vispi che, raccontano gli zii mentre guardano quel dannato telone verde, «aveva una proprietà di linguaggio che non ci credevi che aveva tre anni».
E invece tre anni aveva, Kilian, che in macchina doveva stare nel seggiolino. Legato e fermo, lui che poi era vivacissimo. Ma chissà se ieri pomeriggio Kilian era legato, su quel seggiolino rimasto, al contrario del bambino, saldamente attaccato al sedile posteriore della macchina. Lo stanno ricostruendo i carabinieri di Rosciano che, diretti dal maresciallo Vincenzo Dambra, ieri pomeriggio hanno fatto i rilievi per capire che cosa è successo e perché e che, proprio per questo, hanno posto sotto sequestro la vettura.
Secondo una prima ipotesi, poco prima delle 17 la Meganegrigio metallizzato procedeva da Villareia verso Scafa. A circa un chilometro dal ristorante “La Paesana”, all’altezza di una curva a destra, è successo l’imprevedibile. Nella zona alle porte della Val Pescara era da poco iniziato a piovere e, complice l’asfalto bagnato, la macchina non ha retto la strada. La conducente, la mamma di Kilian, ha perso il controllo della macchina. Ai soccorritori la giovane donna, disperata e sotto choc, ha detto di non ricordare nulla. Ma da quanto emergerebbe dai rilievi, la vettura è uscita da quella curva con una serie di testa coda che in pochi secondi gli hanno fatto divorare circa 150 metri di rettilineo fino a quando, come una trottola impazzita, la macchina ha raggiunto l’altro lato della carreggiata e da qui, sul ciglio della strada, si è cappottata finendo nel terrapieno che costeggia l’asfalto per poi ripiombare dritta sulle quattro ruote. Ma senza più Kilian all’interno. In quella girandola di terrore, Kilian è stato sbalzato fuori dal finestrino ormai in frantumi, proprio mentre la macchina si capovolgeva. Da una prima ricostruzione dei soccorritori, una volta fuori dall’abitacolo il bambino sarebbe stato schiacciato in parte dalla vettura durante quella sua maledetta acrobazia finita sulle quattro ruote, in posizione normale. Dentro, praticamente illesi, la sorellina Swami, la mamma e lo zio il quale, all’arrivo del 118, al contrario delle prime due, non ha avuto neanche bisogno di accertamenti medici. Di fronte a quella tragedia, ha rifiutato il trasporto in ospedale, mentre sul posto l’ha raggiunto anche il fratello Marco, papà del piccolo Kilian. Operaio metalmeccanico, Marco De Luca era a lavoro a Lettomanoppello quando l’hanno chiamato al telefono e gli hanno detto: «Vieni subito, corri». E poi, una volta arrivato, tutto il resto.
Sul posto i vigili del fuoco, i carabinieri, i sanitari del 118, il sindaco di Rosciano, Simone Palozzo con il vice Angelo Belli. Tutti stravolti, senza parole. Qualcuno si fa il segno della croce, qualcun altro si asciuga le lacrime, nessuna voglia di parlare. E mentre padre, madre e figlia si spostavano in ospedale per accertamenti, a vegliare quel telone verde sono rimasti i prozii del piccolo, gli zii della madre, e un vicino di casa che Kilian chiamava zio, tanto è forte e radicato il legame di quella piccola comunità. «E come si va avanti adesso, come?», ripetono i familiari che si rianimano solo per raccontare com’era Kilian. E la prima cosa è: «Era sempre senza scarpe Kilian, non le amava proprio. Appena poteva, via: era la prima cosa che faceva».
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