Bimba uccisa dalla statua Il pm chiede sei condanne 

Tre anni e otto mesi di reclusione per tutti gli imputati per omicidio colposo  La piccola russa fu schiacciata da un giocoliere di bronzo. Sentenza il 17 maggio

PESCARA. Tre anni e otto mesi ciascuno per tutti gli imputati: sono state queste le richieste avanzate ieri dalla pubblica accusa nell'ambito del processo riguardante la morte della bimba di 5 anni Catherine Vassilissa Efremov, schiacciata da una statua di bronzo in una delle piazzette del Città Sant’Angelo Village. Il procedimento davanti al tribunale monocratico di Pescara si avvia, dunque, verso la sentenza, fissata al 17 maggio.
Per quella tragedia che risale al 21 settembre 2011 sono accusati di omicidio colposo: Ubaldo De Vincentiis, originario del Belgio e residente a Montesilvano, responsabile e legale rappresentante del Città Sant’Angelo Outlet Village, Gianluigi Rinaldo e Maurizio Campanai – il primo residente a Gallarate e il secondo ad Arezzo – che sono stati direttori del centro dal 2009 in poi. Imputati anche i toscani Lorenzo Rosi e Giacomo Billi, il primo legale rappresentante della società Pescara Outlet soc. cons. P.a. con sede a Reggio Emilia, proprietaria della statua, e il secondo responsabile tecnico della società, e l'abruzzese di San Giovanni Lipioni (in provincia di Chieti) Massimiliano Rossi, nel ruolo di responsabile della sicurezza e della prevenzione del centro.
La famiglia della bimba, di origine russa e residente a Parigi, era arrivata dalla Francia per trascorrere una breve vacanza in Abruzzo. Quel drammatico pomeriggio di sette anni fa, i familiari avevano deciso di passare qualche ora nel centro commerciale Città Sant’Angelo Outlet Village.
La piccola si era fermata a giocare con la sorellina in una piazzetta del centro commerciale quando perse la vita schiacciata da una statua di bronzo raffigurante un giocoliere: la statua era crollata su Catherine colpendola al capo e togliendole la vita sotto lo sguardo sconvolto dal dolore della mamma Ivetta Koliadenko.
Pochi giorni dopo, la famiglia sarebbe dovuta ripartire per la Francia. Sul posto erano arrivati i soccorsi e i carabinieri di Montesilvano, ma per Catherine non ci fu nulla da fare. Secondo l'accusa, i sei imputati avrebbero causato «la morte della bambina per imprudenza, negligenza e imperizia nonché violando gli obblighi di cura e custodia connessi alla proprietà, alla disponibilità e all’utilizzo della statua».
Nello specifico, De Vincentiis, Rinaldo, Rosi e Billi non avrebbero «provveduto al corretto montaggio e posizionamento in sicurezza, mediante fissaggio e ancoraggio con appositi bulloni, della statua al relativo basamento di marmo al momento dell’acquisto o comunque non verificavano che le operazioni fossero effettuate correttamente».
L'accusa sostiene che i sei «hanno omesso di controllare le condizioni di messa in sicurezza lasciando che la statua rimanesse solo poggiata e non ancorata al basamento sul quale era posta, senza adottare alcun accorgimento per segnalare il pericolo o alcuna misura per evitarlo». Gli imputati hanno sempre rigettato le accuse.
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