Blindati i seggi, respinti tutti i ricorsi 

Il Consiglio di Stato boccia le ultime due impugnative. Legittima l’elezione di Febbo, Santangelo e Marianna Scoccia

PESCARA . Resta tutto com’è, in Consiglio regionale, e Mauro Febbo (ora assessore), il vice presidente del Consiglio regionale, Roberto Santangelo, e il consigliere dell’Udc Marianna Scoccia, rimangono al loro posto.
Lo ha stabilito la terza sezione del Consiglio di Stato che ha respinto gli ultimi due ricorsi ancora pendenti in materia elettorale, quello presentato da Emilio Iampieri e Gianni Bellisario, che ambivano a entrare nell’assise regionale grazie a un meccanismo di calcolo dei resti, e quello avanzato da tre elettori (Vincenzo Trinchini, Loreta Ricci e Sergio Cerasani), che avevano avanzato dubbi sull’ammissione della lista dell’Udc alla competizione elettorale. Iampieri e Bellisario, invece, chiedevano di annullare parzialmente le operazioni elettorali di febbraio e l’atto di proclamazione degli eletti, e poter quindi subentrare a Febbo e Santangelo. Tutti e due i ricorsi erano già stato respinti anche in primo grado dal Tar Abruzzo.
Quelle di ieri sono la quarta e la quinta bocciatura nell’arco di appena due giorni, alle iniziative legali messe in atto per ridisegnare la “geografia” dei gruppi consiliari alla Regione. Ma andiamo per ordine “di pubblicazione”. Il 5 novembre il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato da Lorenzo Berardinetti nei confronti di Sandro Mariani e Roberto Santangelo, e quello presentato da Paola Cianci nei confronti di Pietro Smargiassi, Franco Caramanico, Francesco Taglieri e Barbara Stella; il 6 novembre è stata pubblicata la sentenza del ricorso presentato da candidati del centrosinistra (Luciano D’Amico, Pierpaolo Pietrucci, Donato Di Matteo e Franco Caramanico, che volevano la ridistribuzione dei seggi della minoranza a scapito del M5S. Ieri, le sentenze dei ricorsi di Iampieri e Bellisario contro Febbo (difeso dall’avvocato Massimo Cirulli), e Santangelo, e, infine, quello contro Marianna Scoccia. Quest’ultimo era particolarmente insidioso per la maggioranza di centrodestra, in quanto, se accolto, avrebbe sancito che l’Udc non poteva prendere parte alla competizione elettorale. Da qui sarebbe scaturita l'inevitabile rivisitazione del quorum e dei resti, con conseguenze sulla ripartizione dei seggi fra le varie anime della coalizione di centrodestra. Il fatto che Marianna Scocci,a in seguito, abbia deciso di dissociarsi dalla maggioranza è un discorso a parte.
I giudici del Consiglio di Stato non hanno ritenuto di doversi discostare dalle decisioni sei colleghi abruzzesi, e hanno respinto tutti gli appelli.
«Ero sicuro del risultato e ho atteso serenamente la sentenza del Consiglio di Stato. Come avevo sempre sostenuto, e condiviso con il mio avvocato e amico Massimo Cirulli», dice l’assessore Febbo, «le tesi a supporto del ricorso erano totalmente prive di fondamento basandosi su un calcolo e su un riconteggio dei resti errato. Pertanto, si chiude definitivamente una pagina poco felice che ha visto coinvolti diversi candidati e che, magari, poteva già essere chiusa dopo la sentenza del Tar che avrebbe dovuto far desistere nel portare avanti un contenzioso inutile».